Studi nel campo fenomenologico delle droghe psicoattive
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Quest' opera di Giorgio Samorini è concessa in licenza sotto la Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported.
La jurema come sangue di Cristo
The jurema as Christ’s blood
Riguardo la mitologia del culto della jurema, oltre al mito d’origine dei Kariri-Shoko raccolto da Clarice Mota, Albuquerque ha registrato un racconto di un’informatrice atikum di nome Dona, un monologo un po’ confuso in realtà, nel quale si possono ravvisare alcuni elementi mitologici, sia nativi che sincretici. Si intravedono elementi frammentati di un mito d’origine della jurema di cui, nella confusione di temi diversi e differentemente ibridi, non è più possibile comprendere la trama. Il tema della jurema come sangue di Cristo è diffuso presso i culti afro-brasiliani e quei culti nativi influenzati dai culti di possessione.
“Gli indigeni antichi vivevano nei tempi dei Padri. A quel tempo la vita era molto più difficile di quella di oggigiorno. Gli indio vivevano nella foresta cibandosi della caccia che si procuravano, facendo il cibo da ciò a cui più d’immediato attingevano. Era uno stile di vita nel quale l’arte di cucinare non aveva ancora scoperto il sale, il fuoco, e la carne veniva mangiata cruda. Questi indi vivevano nelle caverne, fuggendo dalle bestie e cacciandole.
Un giorno, il primo indio abbandonò il suo posto. Fu il primo uomo che venne al mondo. Venire al mondo e passare a conoscerlo. Questo indio uscì dal convivio in cui viveva insieme agli altri, e si arrischiò a conoscere il deserto (caatinga). Il mondo era molto grande, quasi infinito, ed egli voleva conoscere il mondo, ma era stordito e aveva paura.
Camminando per la caatinga, questo indio udì una voce sotto un albero di jurema, che gli chiedeva: “Vuoi la mia anima vicino a te?” “Lo voglio”, egli rispose. Quando si avvicinò all’albero della jurema, sopraggiunse un sonno fortissimo, ed egli si accasciò e dormì. Si accorse della presenza di una donna, un’india, una santa, era una cabocla Jurema. Era vestita dalla testa ai piedi con i suoi capelli, che ricoprivano tutto il corpo. Essa chiese: “come arrivasti qui?”, parlando “un idioma”, “una lingua”; “Dio mi mandò per farti da compagnia fino alla fine”. L’indio non conosceva l’“idioma” e rimase silenzioso. Egli si mise quindi a vivere con la santa, sempre senza peccato. Da parte sua era come un padre che vive senza peccato.
Arriviamo al tempo del Figlio. Un giorno, l’indio era uscito, la cabocla Jurema preparava il caffè. In quei tempi il caffè era collocato, dopo averlo impastato nel pestello, in una tazza con acqua calda. Quando versò l’acqua nella tazza, non venne fuori il caffè, venne fuori del sangue! Ma era altra cosa, era jurema! La jurema fu trasformata in questo modo, la jurema è il sangue di Cristo. La cabocla si spaventò e disse che andava a giocare fuori. Essa parlò per la prima volta nell’“idioma”. Silenzio donna, lì c’è il segreto! E’ da lì che riceviamo la forza, la forza data dal divino. E’ peccato giocare fuori. E’ peccato per Gesù dare un oggetto a un bambino e il bambino che apre le mani lo lascia cadere. La jurema è il vino, è il sangue di Gesù. Se giocasse nella foresta, l’indio diventerebbe matto, senza salvezza” (Albuquerque, 2002, pp. 25-6).
Oltre al tema della bevanda della jurema come sangue di Cristo, un altro tema comune è quello che vede Gesù, mentre fugge dalla persecuzione romana, appoggiarsi stanco e ferito a un albero di jurema; il suo sangue si sparge per il tronco dell’albero raggiungendo la radice, ciò che ha reso sacra questa pianta, ed è per questo motivo che la corteccia della radice della jurema è colorata di rosso e colora la bevanda che se ne ricava. Altri temi vedono Gesù interrato sotto a un albero di jurema, o il suo sangue disperso da uno dei discepoli nella juremeira, per “fissare la scienza” per gli indio. O ancora, quando Erode mandò a uccidere i neonati, affinché Gesù non rimanesse vivo, la sacra famiglia si nascose dietro a un albero di jurema, ed è da quel momento che questo albero divenne sacro (Albuquerque, 2002, p. 29; Silva et al., 2010, p. 8).
Si vedano anche:
Riferimenti bibliografici
ALBUQUERQUE DOS SANTO A. MARCOS, 2002, Destreza e sensibilidade: os vários sujeitos da Jurema. As Práticas rituais e os diversos usos de um enteógeno Nordestino, Universidad Federal de Campina Grande.
SILVA ARAÚJO M. TALITA et al., 2010, Etnobotânica histórica da Jurema no Nordeste Brasileiro, Etnobiología, vol. 8, pp. 1-10.