Sfingi e dature

Moths and jimsonweed

 

Alcune specie di sfingi – farfalle notturne – si sono adattate con la loro lunga “proboscide” (spiritromba) a succhiare il nettare dai fiori di specie di Datura, piante della famiglia delle Solanaceae notoriamente allucinogene per l’uomo.

Manduca sexta

Maschio di Manduca sexta con la proboscide estesa (da Armstrong, 2000, p. 29)

Nel New Mexico, Arizona e California, le sfingi Manduca quinquemaculata e Manduca sexta si nutrono di nettare di Datura wrightii Regel, e nel far ciò contribuiscono all’impollinazione dei suoi fiori. Le sfingi “si immergono nella corolla dei fiori per molti secondi prima di riemergere, si librano in aria per alcuni secondi, e quindi si immergono nuovamente dentro al fiore. Le sfingi entrano nel fiore per molte volte, e ogni volta passano una ventina di secondi a cibarsi del nettare” (Riffell et al., 2008, p. 3406).

Solamente dopo numerose osservazioni alcuni ricercatori si sono accorti che le sfingi, dopo aver succhiato il nettare del fiore, appaiono come ubriache. L’osservazione di questo comportamento può sfuggire, sia perché il tutto avviene di notte, quando le piante di datura aprono la corolla dei loro fiori, sia perché i botanici o gli entomologi che passano del tempo di notte nel campo accanto alle piante di datura, sono in genere maggiormente interessati all’individuazione degli insetti impollinanti e alla loro cattura quando sono ancora dentro ai fiori.

La sfinge Manduca sexta mentre si ciba del nettare di Datura wrightii (da Raguso et al., 2003, p. 882, fig. 3f)

La sfinge Manduca sexta mentre si ciba del nettare di Datura wrightii (da Raguso et al., 2003, p. 882, fig. 3f)

Osservandoli dopo che hanno succhiato il nettare di alcuni fiori, “essi appaiono impacciati nell’atterrare sui fiori e spesso sbagliano il bersaglio e cadono sulle foglie o al suolo. Appaiono lenti e goffi nel risollevarsi. Quando riprendono il volo, i loro movimenti sono erratici come se fossero confusi. Ma alle sfingi sembra piacere questo effetto, e tornano a succhiare ancora il nettare di quei fiori” (Armstrong, 2000; Grant & Grant 1983, p. 281).

Riguardo il profumo emanato dal fiore di Datura wrightii, studi specifici hanno evidenziato come i principali composti attrattori per le sfingi siano la benzaldeide, l’alcol benzilico, e il linalolo (Riffell et al., 2009).

E’ probabile che il nettare di questa specie di datura, di cui si cibano le sfingi, contenga i medesimi alcaloidi psicoattivi presenti nelle altre parti della pianta, ricercate dagli uomini come fonte allucinogena. Grant & Grant (1983) hanno ipotizzato che questo nettare inebriante per le sfingi rappresenti un tipo di ricompensa che la pianta offre agli insetti che impollinano i suoi fiori.

Questo comportamento può rivelarsi estremamente pericoloso per le sfingi: restare anche solo per un breve periodo di tempo inebetite al suolo o volare in maniera rallentata, significa aumentare le probabilità di rimanere vittime degli avidi predatori – insetti, rettili e anfibi notturni – i quali avranno appreso ad appostarsi sotto alle piante di datura in attesa della facile preda.

Un dato interessante riguarda la probabile conoscenza della stretta relazione ecologica che intercorre fra Manduca e Datura presso le antiche popolazioni che abitavano lungo il bacino del fiume Mississippi. Nei reperti archeologici è stata osservata l’esistenza di un motivo iconografico interpretato come un essere sovrannaturale antropo-zoomorfo, dalle fattezze di una sfinge dotata di una lunga proboscide. E’ ad esempio raffigurato nei murali del sito tardo-preistorico di Pottery Mound del New Mexico datato al 1350-1500 d.C. In altri reperti sembra essere raffigurato il bruco di Manduca sexta, con il caratteristico corno nella parte posteriore del corpo (Knight & Franke, 2007).

Raffigurazioni di un essere antropo-zoomorfo con fattezze di sfinge dal sito Pottery Mound, New Mexico (da questo link)

Un motivo iconografico solitamente interpretato come un serpente o come un “anfisbena”, cioè una figura zoomorfa con caratteristiche serpentiformi, è stato reinterpretato come raffigurazione più o meno stilizzata di un bruco, possibilmente di una larva di Manduca sexta (Knight & Franke, 2007, p. 147; Smith, 2018). Questo motivo iconografico è inciso anche in alcune conchiglie marine che venivano impiegate nell’assunzione di bevande rituali presso diverse popolazioni antiche degli Stati Uniti centrali. La bevanda era a base di datura, come confermato da recenti indagini biochimiche eseguite nel fondo di queste conchiglie, in cui sono state ritrovate tracce di atropina (King et al., 2018; si veda Archeologia delle dature).

a) Bruco di Manduca sexta; b) conchiglia marina impiegata per l’assunzione di una bevanda a base di datura, Cultura Spiro, Oklahoma, USA, 1200-1300 d.C. Nel fondo della conchiglia è stata ritrovata atropina (da King et al., 2018, fig. 5, p. 322); c) Raffigurazione incisa su una conchiglia del medesimo sito archeologico di Spiro (da Knight & Franke, 2007, fig. 6.10, p. 147)

 

Si vedano anche:

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ARMSTRONG P. WAYNE, 2000, The Datura and its moth, Zoonooz (San Diego), vol. 73(5), pp. 26-31.

GRANT VERNE & KAREN A. GRANT, 1983, Behavior of hawkmoths on flowers of Datura meteloides, Botanical Gazette, vol. 144, pp. 280-284.

KING ADAM et al., 2018, Absorbed reisdue evidence for prehistoric Datura use in the [North, sic] American Southwest and Western Mexico, Advances in Archaeological Practice, vol. 6(4), pp. 312-327.

KNIGHT J. VERNON & JUDITH A. FRANKE, 2007, Identification of a Moth/Butterfly supernatural in Mississippian art, in: F.K. Reilly III & J.F. Garber (Eds.), Ancient objects and sacred realms. Interpretations of Mississippian iconography, University of Texas, Austin, pp. 136-151.

RAGUSO A. ROBERT et al., 2003, Trumpet flowers of the Sonoran Desert: floral biology of Peniocereus cacti and sacred Datura, International Journal of Plant Sciences, vol. 164, pp. 877-892.

RIFFELL A. JEFFREY et al., 2008, Behavioral consequences of innate preferences and olfactory learning in hawkmoth-flower interactions, Proceedings of the National Academic of Science, vol. 105, pp. 3404-3409.

RIFFEL A- JEFFREY, H. LEI & JOHN G. HILDEBRAND, 2009, Neural correlates of behavior in the moth Manduca sexta in response to complex odorsProceedings of the National Academic of Science, vol. 106, pp. 19219-19226.

SMITH E. KEVIN, 2018, Noded pots, moths, and the Datura cult in Middle Tennessee?, Newsletter of the Middle Cumberland Archaeological Society, vol. 43(/5), pp. 2-3.

4 Commenti

  1. Pubblicato Giugno 6, 2011 alle 8:22 am | Link Permanente

    Interessante ipotesi quella degli entomologi/botanici circa l’offerta del nettare psicoattivo per le sfingi, in cambio dell’impollinazione.. questo porterebbe a chiedersi se anche per le api, i bombi, i calabroni e vespe in generale, possa esistere qualcosa del genere.. tuttavia esiste anche l’ipotesi contraria, e cioè che rendendo ebbre e vulnerabili le sfingi, quelle piante offrano un aiuto indiretto anche ai predatori delle stesse sfingi (anfibi, rettili, ecc.) come se, offrire un vino murriatum (vino dato ai condannati a morte nell’antica Roma, al fine di baypassare paure e sofferenze) alle sfingi, le garantisse una morte serena eallo stesso tempo, favorisse il ciclo della catena alimentare dei predatori superiori che in qualche modo, tornano utili alla pianta donatrice. Cosa ne pensi?

  2. Pubblicato Giugno 6, 2011 alle 9:01 pm | Link Permanente

    L’idea di una specie animale che si sacrifica per un’altra è un poco fantasiosa e ardua da dimostrare. Piuttosto, è probabile che i predatori delle sfingi si inebrino anch’essi usando le sfingi come fonte secondaria di droghe; un po’ come nell’ipotesi che ho avanzato dei rospi che si aggirano attorno all’Amanita muscaria per cercare mosche che si inebriano con questo fungo (vedi: https://samorini.it/site/etologia-2/mosche-amanita-muscaria-rospi/)

  3. Pubblicato Giugno 12, 2011 alle 5:56 am | Link Permanente

    Effettivamente l’ipotesi dei rospi rende bene l’idea di una catena alimentare dell’ebbrezza. Resta da chiedersi quanto possono, le molecole inebrianti di partenza, percorrere la strada della catena alimentare senza perdere in potenza psicoattiva.. Analogamente al ciclo della materia organica che, dalle piante autotrofe (sostenute da miceti, batteri), arriva gradualmente sino ai carnivori superiori, attraverso una serie di passaggi e raffinamenti nella catena alimentare, per poi ritornare al suolo ad opera dei miceti e batteri decompositori. Così anche l’animale homo, non sfugge a tale ciclo o (o legge) poichè, come dimostrano i kamciatki e altri popoli siberiani, attendono all’urina delle renne per ricavare l’inebriante che queste a loro volta hanno ricavato dal muchamor che a sua volta lo ha sintetizzato a partire da? infine è azzardato ipotizzare che il cerchio si chiude quando l’uomo inebriato, magari in un momento terminale della sua vita (in rituali psicopompi), una volta trapassato, sia decomposto dagli stessi batteri che poi, “aiutino” l’amanita muscaria a sintetizzare la sostanza inebriante?

  4. Gianfranco
    Pubblicato Agosto 26, 2011 alle 11:30 am | Link Permanente

    ciao Giorgio. Ho notato che i fiori di datura sono molto ambiti anche da vespe e da un insetto (credo un eterottero) che ha sul dorso un disegno che ricorda una faccia umana.

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