Italian cat-herbs
Le “erbe dei gatti” o “erbe gattaie” contano numerose specie nel mondo. Non si devono confondere con le “erbe gattaie” vendute nei negozi per animali e nei vivai come purganti per i gatti, e che riguardano specie di graminacee. Le erbe gattaie prese qui in considerazione riguardano le piante che attraggono i gatti per le loro proprietà inebrianti e afrodisiache (si veda Le erbe afrodisiache dei gatti).
In Italia la più nota è Nepeta cataria L., della famiglia delle Labiatae. E’ una pianta indigena dell’Europa e dell’Asia occidentale. Abbastanza frequente nell’Italia del nord, nelle zone collinari e nella bassa montagna, la si può trovare lungo le siepi, nelle scarpate, fra le macerie, nei luoghi incolti. E’ più rara nell’Italia centrale e meridionale; è assente in Sicilia e in Sardegna.
Oltre il 77% del suo olio essenziale è costituito da nepetalattoni. Foglie e steli freschi di campioni di N. cataria raccolti in Lombardia hanno mostrato contenere lo 0,1 % di una miscela di nepetalattone ed epinepetalattone (Bellesia et al., 1984).
Descrizione botanica di Nepeta cataria L.: Pianta erbacea, perenne, alta 40-100 cm., aromatica. Foglie lungamente picciolate, patenti, verdi pallide superiormente, biancastre e tomentose nella parte inferiore, ovali cordiformi, fortemente crenato-dentate, emananti un odore mentolato. Fiori raccolti in verticilli densi., corolla bianca, punteggiata di rosso, bilabiata, labbro superiore eretto, labbro inferiore trilobo, con lobo mediano grande, crenato ondulato, concavo, e laterali assai minori e riflessi. Frutto composto di 4 acheni, trigoni, ovoidei, bruni e lisci. Fiorisce da maggio ad agosto (Negri, 1979, p. 340).
Anche l’olio essenziale della congenere Nepeta nepetella L. contiene principalmente nepetalattoni (76,5 % dell’olio) ed è riconosciuta come una pianta ricercata dai gatti per i suoi effetti psicoattivi (Bicchi et al., 1984). Questa specie è comune nei luoghi sassosi, soleggiati ed asciutti, submontani e montani, delle Alpi occidentali e marittime; è sporadica nell’Appennino sino alla provincia di Avellino. Fiorisce in luglio e agosto.
Per quanto riguarda la valeriana (Valeriana officinalis L., famiglia delle Valerianaceae), oltre a essere coltivata per le sue proprietà medicinali, questa pianta è comune nei boschi e nelle boscaglie fresche, dal mare al piano montano, in tutta l’Italia continentale e in Sicilia.
Descrizione botanica di Valeriana officinalis L.: Fusto eretto, semplice, solcato, alto 60-120 cm., con rizoma troncato e radici fibrose con odore sgradevole. Foglie opposte, impari-pennatosette, un po’ vellutate, con 7-10 paia di segmenti inciso-dentati o interi, a nervature sporgenti. Fiori piccoli, bianco-rosei, molto numerosi, con lungo tubo e 5 lobi rotondati, riuniti in corimbo tricotomo; bratteole lanceolate o lineari; stimma trifido. Fiorisce in giugno-luglio. Frutti glabri, ovali-allungati (Traverso 1990, p. 196).
Anche le congeneri Valeriana celtica L. (“nardo celtico” o “spiga di Francia”) e Valeriana Saliunca All., entrambe presenti nei luoghi sassosi degli alti pascoli alpini, sono molto probabilmente degli afrodisiaci felini.
Infine, un’altra nota “erba dei gatti” è il maro (Teucrium marum L.), anch’essa della famiglia delle Labiatae. Cresce spontanea in Corsica, Sardegna e nelle isole circostanti e si è inselvatichita sporadicamente in diverse località dell’Italia continentale, dove viene coltivata negli orti. Nel bolognese, nota con il termine dialettale marùc, sino a non molto tempo fa era coltivata per essere venduta come esca per la cattura dei gatti.
Descrizione botanica di Teucrium marum L.: Fusto legnosetto, ramosissimo, alto 30-50 cm. Foglie piccole, quasi persistenti, ravvicinate, ovato-lanceolate, di circa 1 cm. di lunghezza, verdi, pubescenti e bianco cenerognole di sotto, con picciolo corto, esalanti forte odore aromatico eccitante e sternutatorio. Fiori piccoli, in racemi terminali; calice vellutato, con denti lanceolati; corolla porporina, con labbro inferiore a lobo mediano arrotondato. Fiorisce in giugno-luglio (Traverso 1990, p. 1154).
Si vedano anche:
BELLESIA FRANCO et al., 1984, Biosynthesis of Nepetalactone in Nepeta cataria, Phytochemistry, vol. 23, pp. 83-87.
BICCHI C., M. MASHALY & P. SANDRA, 1984, Constituents of Essential Oil of Nepeta nepetella, Planta Medica, pp. 96-98.
NEGRI GIOVANNI, 1979, Nuovo erbario figurato, Hoepli, Milano.
TRAVERSO ONORATO, 1990 (1926), Botanica orticola, Edagricole, Bologna.
2 Commenti
Chissà come è comunemente chiamata in Valle Camonica? Secondo voi è possibile che fosse usata come pianta officinale dalle così dette Streghe del Tonale, che in epoca inquisitoria furono condannate al rogo? Cosa potrebbe curare?
Le “streghe” del passo del Tonale usavano probabilmente funghi o piante solanacee (belladonna, giusquiamo, ecc.); l’erba cataria difficilmente possiede per gli umani proprietà psicoattive tali da indurre il “volo magico”.