Archeologia del tabacco updated: 2023-05-13T08:32:33+01:00 by giorgio
Archaeology of tobacco
La fonte del comune tabacco presente nei sigari e nelle sigarette moderne riguarda le due specie americane Nicotiana tabacum L. e N. rustica L., le quali si diffusero negli altri continenti dopo i tempi di Cristoforo Colombo. Specie di Nicotiana sono presenti in altre aree del globo, ma il loro impiego tradizionale per scopi inebrianti parrebbe essere ridotto rispetto a quello delle specie americane. E’ noto il caso di N. ingulba J.M. Black, impiegato come masticatorio fra gli aborigeni Bindibu dell’Australia centrale (Thomson, 1961), e si sospetta che le popolazioni australiane e della Nuova Guinea usino le specie di tabacco locali da tempi pre-colombiani, e che questo loro comportamento non sia quindi stato indotto dal contatto con gli Europei (Feinhandler et al., 1980). Ma non disponiamo di alcun dato archeologico che ci possa indicare da quanto tempo sussista quest’uso di inebrianti nicotinici extra-americani.
Nelle Americhe, diverse specie di Nicotiana sono impiegate da alcuni millenni per le loro proprietà inebrianti, oltre che come medicinali, e sono assunte in differenti maniere: assorbite come bolo buccale, aspirate mediante pipe o sigari, inalate come polveri da fiuto mediante l’ausilio di cannule, e anche assunte come clistere.
La testimonianza più antica sinora individuata riguarda il ritrovamento di semi di una specie indeterminata di Nicotiana in un contesto apparentemente antropico del sito di Wishbone, nell’Utah, con una datazione attorno al 10300 prima della nostra era. I semi parrebbero corrispondere a quelli di N. attenuata, una specie nota per essere tradizionalmente impiegata nella regione (Duke et al., 2021).
Si ritiene che l’impiego di N. rustica sia originato in Sud America, e che in seguito, durante il I millennio a.C., questa pianta sia stata portata dall’uomo in Nord America, e che in un periodo di poco più recente N. tabacum abbia seguito il medesimo iter geografico (Winter, 2000; Rafferty, 2002). Per il momento, i dati archeologici più antichi per queste due piante li abbiamo tuttavia in Nord America e non nell’area d’origine del loro impiego, il Sud America. Inoltre, i dati archeologi più antichi in assoluto per la relazione umana con il genere Nicotiana, che raggiungono il 1500 a.C., riguardano un’altra specie, N. quadrivalvis Push. I suoi semi sono stati ritrovati in siti archeologici delle foreste occidentali dell’America settentrionale, e il suo impiego parrebbe essere stato in seguito soppiantato dal sopraggiungere da sud della specie maggiormente inebriante N. rustica (Haberman, 1984; Tushingan et al., 2013). I semi di Nicotiana sono piccolissimi, difficili da riconoscere, e solo nei moderni scavi archeologici si pone la giusta attenzione nell’individuarli.
Semi di Nicotiana sono stati ritrovati in diversi siti preistorici nell’America del Nord (Wagner, 2000). Nel Bacino di Tucson, nel sito Stone Pipe, nel sudest dell’Arizona, sono venuti alla luce un centinaio di semi di tabacco e una lunga pipa. Il sito fu occupato dall’800 a.C. al 150 d.C. (Huckell, 1998). Un altro dato alquanto antico, del 1040 a.C., riguarda semi di N. rustica venuti alla luce nel sito di High Rolls Cave, nel New Mexico (Bohrer, 2004).
Si deve tener conto che strumenti per fumare, quali le pipe, sono stati ritrovati con datazioni molto più antiche. Ad esempio, cinque pipe datate al V-IV millennio prima della nostra era sono venute alla luce in un contesto funebre appartenente all’orizzonte Arcaico Idaho Occidentale. Non è certo che in queste pipe venissero fumate piante di Nicotiana. Una pianta differente dal tabacco, Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng., viene comunemente fumata per scopi curativi e cerimoniali, ed è stato ipotizzato che il suo impiego sia storicamente antecedente all’uso del tabacco negli Stati Uniti orientali (Pavesic, 2000).
Pipe ritrovate nel sito Olds Ferry Dunes, Idaho, USA, con un’antichità fra il V e il IV millennio a.C. (da Pavesic, 2000, f. 4 e 6)
Resti ben preservati di N. attenuata (un taxa non ancora risolto dal punto di vista tassonomico) sono stati identificati in una giara e internamente a pacchetti di foglie di yucca, insieme a una fonte alcalina, in un sito del nord-est dell’Arizona, nel distretto di Prayer Rock, appartenente all’orizzonte Basketmaker III della cultura Anasazi, con datazione al 650 d.C. circa (Jones & Morris, 1960; Morris & Jones, 1962). Il materiale è risultato positivo alla reazione degli alcaloidi (Raffauf & Morris, 1960). Nel sito Travis I, nel Sud Dakota, sono stati ritrovati semi appartenenti alla specie N. bigelovii var. quadrivalvis (Pursh) East, che è la specie storicamente coltivata dalle tribù Arikara, Mandan e Hidatsa (Haberman, 1984).
“Sigarette” di Nicotiana costruite con pezzetti di stelo cavo di Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. (famiglia Poaceae) sono state ritrovate in diversi contesti archeologici delle culture Mogollon, Anasazi, Hohokam, Salado e del Trans-Pecos, negli USA. Le datazioni sono tutte posteriori al 1000 d.C. Queste “sigarette” non sono mai state ritrovate con tracce di bruciato e probabilmente non venivano fumate e avevano uno scopo prettamente cerimoniale (Adams, 1990).
Le analisi chimiche hanno permesso di individuare la nicotina e i suoi prodotti di decadimento all’interno dei più comuni parafernali da fumo, le pipe. E’ il caso di alcune pipe provenienti da siti archeologici della grandi foreste orientali, con datazioni al I millennio a.C., e appartenenti al periodo Woodland Antico (Rafferty, 2002). Anche in una pipa tubulare datata attorno al 300 a.C., proveniente dal sito di Boucher, del complesso-Middlesex, nel Vermont, sono stati ritrovati prodotti di decadimento della nicotina (Rafferty, 2006). Nicotina e acido nicotinico sono stati determinati nel fondo residuale di una pipa ritrovata nel medesimo sito del nord-est dell’Arizona, nel distretto di Prayer Rock, in cui sono stati ritrovati i semi di N. attenuata (Johnson et al., 1959, rip. in Bruhn et al., 1976). Ancora, la nicotina è stata individuata all’interno di due pipe depositate in due sepolture del sito californiano Ca-ALA-554 datate attorno al 1400 d.C. (Eerkens et al., 2012).
Il piccolo contenitore con la dicitura may (tabacco) che ha evidenziato la presenza di nicotina. Periodo Classico Maya, 710 d.C. (da Loughmiller-Cardial & Zagorevski, 2016, fig. 9, p. 8).
Scendendo verso sud, la nicotina è stata ritrovata sulla superficie interna di un vaso maya del periodo tardo, datato al 700 d.C. Sulla superficie esterna del vaso è presente un geroglifico associabile al termine maya che sta per “tabacco” (Zagorevski et al., 2012). In un vasetto simile, anch’esso datato al 710 d.C. e con la dicitura glifica ‘u-mahy (“il suo tabacco”), è stata riscontrata la presenza di nicotina e dei suoi prodotti di decadimento (Loughmiller-Cardinal & Zagorevski, 2016).
Per quanto riguarda il Sud America, “patria” dell’impiego come inebrianti delle Nicotiana, in un sito cerimoniale Nasca della valle di Chaviña (Peru), datato al 450 ± 70 d.C., sono rinvenuti undici crani “cerimoniali”; uno di questi era stato curiosamente riempito di materiale vegetale, fra cui frammenti di Nicotiana glauca Graham (Avendaño & Coelho, 1972-73). Frammenti di Nicotiana sono venuti alla luce nella tomba del “medicine-man” di Niño Korin, in Bolivia, insieme a foglie di Ilex guayusa e parafernali per l’inalazione di droghe psicoattive. Tracce di nicotina sono state identificate in questo reperto vegetale mediante analisi con spettrometria di massa (Bruhn et al., 1976) (si veda Il curandero di Niño Korin). Un centinaio di semi di N. corymbosa, di cui la maggior parte carbonizzati, sono venuti alla luce nel sito di Las Morrenas 1, lungo il fiume Yeso, nella Regione Metropolitana del Cile, appartenente al periodo Alfarero Temprano (200-1000 d.C.) (Planella et al., 2012a). Grani d’amido parenchimatici, riconosciuti appartenere a una specie di Nicotiana, sono stati individuati all’interno di una pipa del sito La Puntilla, Provincia Catamarca, Argentina Nord-occidentale, con datazione al Periodo Formatico Inferiore (650 a.C.-500 d.C.). Nella medesima pipa sono stati ritrovati elementi organici riconducibili a Erythroxylum coca, una specie di Aloysia e, probabilmente, Ilex paraguariensis Capparelli et al., 2005). Tuttavia, i risultati di quest’analisi appaiono a mio avviso incerti, non essendo le strutture organiche studiate esclusive delle specie determinate, come del resto affermato dai medesimi autori, i quali, tra l’altro, fanno il grossolano errore di confondere il DMT con la bufotenina (ibid., p. 402).
Semi di Nicotiana corymbosa: (sx) campione archeologico carbonizzato proveniente dal sito Las Morrenas 1, Cile centrale; (d) campione moderno carbonizzato artificialmente (da Planella et al., 2012a, fig. 5, p. 213)
Sebbene i ritrovamenti di semi e altre parti delle piante di tabacco siano tutt’ora alquanto scarsi negli scavi sudamericani, le moderne analisi chimiche, eseguite in particolare sui capelli delle mummie, colmano in parte questa lacuna. Dato che la nicotina determinata nei capelli umani può essere dovuta a contaminazione esterna – come evidenziato da numerose analisi eseguite su mummie egizie, europee e asiatiche, che in alcuni casi hanno dato adito a scandalismi di natura mass-mediatica (si veda Le “mummie drogate” della Balabanova) – si preferisce ultimamente individuare la presenza di cotinina, un metabolita che si forma nel corpo umano in seguito all’assunzione di nicotina (Brown, 2012: 114).
Fornello di pipa a T rovesciata dal sito di La Granja, Cile centrale, Periodo Ceramico Precoce, in cui sono state ritrovate tracce di nicotina (da Echeverría et al., 2014, fig. 2a, p. 56)
La nicotina è stata ritrovata nel 62% dei campioni analizzati nel capello di mummie di San Pedro de Atacama, nel Cile settentrionale, con datazioni che vanno dal 100 a.C. al 1450 d.C. (Echeverría & Niemeyer, 2013). Su un campione di 144 mummie sudamericane di diversa provenienza archeologica, la quasi totalità (il 97%) ha dato risultati positivi alla presenza di nicotina e cotinina. In un paio di bimbi con un’età inferiore ai 2 anni è stata ritrovata una concentrazione maggiore che presso bambini di 3-14 anni d’età. Ciò è probabilmente dovuto al trasferimento transplacentare e nel latte materno di questo alcaloide (Cartmell et al., 2001). La nicotina, insieme a cocaina e metilecgonina, è stata ritrovata nei capelli di un bambino di poco più di un anno d’età mummificatosi naturalmente e ritrovato in località Doncellas, nel Dipartimento di Cochinoca, Argentina. Non è stato possibile determinare a quale cultura e periodo appartenesse questo infante (Bosio et al., 2008-09). Resti di pipe (fornelli, bocchini) e di micromortai e pestelli sono venuti alla luce in gran numero (quasi 800) nel sito di La Granja 3, nel Cile centrale, tale da far sospettare una funzione rituale del luogo. Il sito è datato al periodo Ceramico Precoce, 500-1000 d.C., ed era occupato da gruppi Llolleo. L’analisi chimica ha evidenziato la presenza di nicotina in oltre il 50% dei fornelli delle pipe, e nel 66% dei pestelli. La ricerca di dimetiltriptamina è risultata negativa in tutti i campioni analizzati (Echeverría et al., 2014). In alcuni di questi fornelli sono stati individuati amidi e tricomi di Nicotiana (Planella, 2012b). In un cimitero antico della costa cilena all’altezza di Antofagasta, datato a un generico Periodo Formativo, è stata riscontrata la presenza di nicotina nei fornelli di alcune pipe a T e nel capello di un corpo inumato (Carrasco et al., 2015). Per una rassegna delle evidenze dirette riconducibili a specie di Nicotiana ritrovate nei siti archeologici cileni, si veda Planella et al., 2018.
Recentemente sono stati analizzati i resti ossei di un perinatale datato attorno al 500 a.C. che era stato sepolto in un riparo sotto roccia del Fiume Loa, nel Cile settentrionale. L’età del perinatale è stata determinata fra le 38 settimane di gestazione e i 2 mesi di vita extrauterina. L’analisi segmentale dei resti dei suoi capelli ha determinato la presenza di entrambe nicotina e cotinina, ed è apparso verosimile che l’assorbimento della nicotina non fosse stata causata dall’allattamento, indicando ciò che il soggetto morì subito prima o durante il parto. I livelli di concentrazione della nicotina e del suo metabolita erano tali da far suggerire un consumo di tabacco da parte della madre equivalente a più di 70 sigarette al giorno; un dato che ha fatto ipotizzare un aborto spontaneo causato dall’eccesso di tabagismo. Osservando il contesto storico relativo a questa inumazione, e il genere femminile associato all’elevato consumo di tabacco, è stato ipotizzato che la madre fosse una “sciamana del tabacco” (Niemeyer et al., 2018).
Per quanto riguarda il ritrovamento di nicotina in mummie egizie, cinesi, europee e altre regioni del globo per opera dell’équipe tedesca della Balabanova, si veda il mio studio critico Le “mummie drogate” della Balabanova.
Bassorilievo del Tempio delle Iscrizioni, Palenque, con raffigurazione di una divinità che fuma da un grosso sigaro. Particolare (foto G.S.)
Dal punto di vista iconografico, le più antiche raffigurazioni di fumatori di tabacco – divinità o uomini – sono presenti fra i Maya del periodo Classico (300-900 d.C.). La più nota rappresentazione artistica riguarda un personaggio anziano riprodotto in bassorilievo all’entrata del Tempio delle Iscrizioni di Palenque; raffigura probabilmente una divinità, il dio giaguaro del numero sette, nell’atto di fumare una sigaretta o una pipa tubolare (Thompson, 1946).
Nelle Americhe il tabacco è una delle piante sciamaniche, anzi, è la pianta sciamanica “per eccellenza”, impiegata come mezzo di comunicazione con i mondi “altri” (si veda il classico lavoro di Wilbert, 1987), e nell’iconografia è intimamente associata al tema del “volo” sciamanico, così come a quello della trasformazione dello sciamano nel suo “alter ego”, quest’ultimo spesso rappresentato in forma animale, giaguaro, scimmia, uccello, serpente, ecc. Un interessante caso iconografico, sebbene tardo, si ritrova nella produzione artistica della cultura di Casas Grandes, sviluppatasi nel periodo Medio (1200-1450 d.C.) nel Messico settentrionale e nelle regioni meridionali dell’Arizona, New Mexico e Texas. Nelle ceramiche policrome di Casas Grandes, impiegate per attività rituali, sono raffigurati individui nell’atto di fumare, o nell’atto di danzare o volare e adornati con motivi serpentiformi dotati di piume o corna. Questi individui sono stati interpretati come sciamani rappresentati nelle varie fasi della trasformazione indotta dallo stato di trance, e sul loro corpo sono dipinti dei caratteristici cerchi con un punto al centro, quasi fosse un “marchio” fosfenico indicativo dello stato visionario a cui sono soggetti. Quelli raffigurati nell’atto di fumare sono rappresentati in forma plastica in recipienti di ceramica, con una tipica posizione, e cioè inginocchiati su una gamba o su entrambe, quasi a indicare una postura ben precisa assunta durante l’atto di assunzione dell’agente visionario che indurrà lo stato di trance (VanPool, 2003).
Vaso policromo della cultura di Casas Grandes, con raffigurazione di un probabile sciamano nell’atto di fumare un sigaro (da VanPool, 2003, foto 3, p. 710)
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Archeologia del tabacco
Archaeology of tobacco
La fonte del comune tabacco presente nei sigari e nelle sigarette moderne riguarda le due specie americane Nicotiana tabacum L. e N. rustica L., le quali si diffusero negli altri continenti dopo i tempi di Cristoforo Colombo. Specie di Nicotiana sono presenti in altre aree del globo, ma il loro impiego tradizionale per scopi inebrianti parrebbe essere ridotto rispetto a quello delle specie americane. E’ noto il caso di N. ingulba J.M. Black, impiegato come masticatorio fra gli aborigeni Bindibu dell’Australia centrale (Thomson, 1961), e si sospetta che le popolazioni australiane e della Nuova Guinea usino le specie di tabacco locali da tempi pre-colombiani, e che questo loro comportamento non sia quindi stato indotto dal contatto con gli Europei (Feinhandler et al., 1980). Ma non disponiamo di alcun dato archeologico che ci possa indicare da quanto tempo sussista quest’uso di inebrianti nicotinici extra-americani.
Nelle Americhe, diverse specie di Nicotiana sono impiegate da alcuni millenni per le loro proprietà inebrianti, oltre che come medicinali, e sono assunte in differenti maniere: assorbite come bolo buccale, aspirate mediante pipe o sigari, inalate come polveri da fiuto mediante l’ausilio di cannule, e anche assunte come clistere.
La testimonianza più antica sinora individuata riguarda il ritrovamento di semi di una specie indeterminata di Nicotiana in un contesto apparentemente antropico del sito di Wishbone, nell’Utah, con una datazione attorno al 10300 prima della nostra era. I semi parrebbero corrispondere a quelli di N. attenuata, una specie nota per essere tradizionalmente impiegata nella regione (Duke et al., 2021).
Si ritiene che l’impiego di N. rustica sia originato in Sud America, e che in seguito, durante il I millennio a.C., questa pianta sia stata portata dall’uomo in Nord America, e che in un periodo di poco più recente N. tabacum abbia seguito il medesimo iter geografico (Winter, 2000; Rafferty, 2002). Per il momento, i dati archeologici più antichi per queste due piante li abbiamo tuttavia in Nord America e non nell’area d’origine del loro impiego, il Sud America. Inoltre, i dati archeologi più antichi in assoluto per la relazione umana con il genere Nicotiana, che raggiungono il 1500 a.C., riguardano un’altra specie, N. quadrivalvis Push. I suoi semi sono stati ritrovati in siti archeologici delle foreste occidentali dell’America settentrionale, e il suo impiego parrebbe essere stato in seguito soppiantato dal sopraggiungere da sud della specie maggiormente inebriante N. rustica (Haberman, 1984; Tushingan et al., 2013). I semi di Nicotiana sono piccolissimi, difficili da riconoscere, e solo nei moderni scavi archeologici si pone la giusta attenzione nell’individuarli.
Semi di Nicotiana sono stati ritrovati in diversi siti preistorici nell’America del Nord (Wagner, 2000). Nel Bacino di Tucson, nel sito Stone Pipe, nel sudest dell’Arizona, sono venuti alla luce un centinaio di semi di tabacco e una lunga pipa. Il sito fu occupato dall’800 a.C. al 150 d.C. (Huckell, 1998). Un altro dato alquanto antico, del 1040 a.C., riguarda semi di N. rustica venuti alla luce nel sito di High Rolls Cave, nel New Mexico (Bohrer, 2004).
Si deve tener conto che strumenti per fumare, quali le pipe, sono stati ritrovati con datazioni molto più antiche. Ad esempio, cinque pipe datate al V-IV millennio prima della nostra era sono venute alla luce in un contesto funebre appartenente all’orizzonte Arcaico Idaho Occidentale. Non è certo che in queste pipe venissero fumate piante di Nicotiana. Una pianta differente dal tabacco, Arctostaphylos uva-ursi (L.) Spreng., viene comunemente fumata per scopi curativi e cerimoniali, ed è stato ipotizzato che il suo impiego sia storicamente antecedente all’uso del tabacco negli Stati Uniti orientali (Pavesic, 2000).
Resti ben preservati di N. attenuata (un taxa non ancora risolto dal punto di vista tassonomico) sono stati identificati in una giara e internamente a pacchetti di foglie di yucca, insieme a una fonte alcalina, in un sito del nord-est dell’Arizona, nel distretto di Prayer Rock, appartenente all’orizzonte Basketmaker III della cultura Anasazi, con datazione al 650 d.C. circa (Jones & Morris, 1960; Morris & Jones, 1962). Il materiale è risultato positivo alla reazione degli alcaloidi (Raffauf & Morris, 1960). Nel sito Travis I, nel Sud Dakota, sono stati ritrovati semi appartenenti alla specie N. bigelovii var. quadrivalvis (Pursh) East, che è la specie storicamente coltivata dalle tribù Arikara, Mandan e Hidatsa (Haberman, 1984).
“Sigarette” di Nicotiana costruite con pezzetti di stelo cavo di Phragmites australis (Cav.) Trin. ex Steud. (famiglia Poaceae) sono state ritrovate in diversi contesti archeologici delle culture Mogollon, Anasazi, Hohokam, Salado e del Trans-Pecos, negli USA. Le datazioni sono tutte posteriori al 1000 d.C. Queste “sigarette” non sono mai state ritrovate con tracce di bruciato e probabilmente non venivano fumate e avevano uno scopo prettamente cerimoniale (Adams, 1990).
Le analisi chimiche hanno permesso di individuare la nicotina e i suoi prodotti di decadimento all’interno dei più comuni parafernali da fumo, le pipe. E’ il caso di alcune pipe provenienti da siti archeologici della grandi foreste orientali, con datazioni al I millennio a.C., e appartenenti al periodo Woodland Antico (Rafferty, 2002). Anche in una pipa tubulare datata attorno al 300 a.C., proveniente dal sito di Boucher, del complesso-Middlesex, nel Vermont, sono stati ritrovati prodotti di decadimento della nicotina (Rafferty, 2006). Nicotina e acido nicotinico sono stati determinati nel fondo residuale di una pipa ritrovata nel medesimo sito del nord-est dell’Arizona, nel distretto di Prayer Rock, in cui sono stati ritrovati i semi di N. attenuata (Johnson et al., 1959, rip. in Bruhn et al., 1976). Ancora, la nicotina è stata individuata all’interno di due pipe depositate in due sepolture del sito californiano Ca-ALA-554 datate attorno al 1400 d.C. (Eerkens et al., 2012).
Scendendo verso sud, la nicotina è stata ritrovata sulla superficie interna di un vaso maya del periodo tardo, datato al 700 d.C. Sulla superficie esterna del vaso è presente un geroglifico associabile al termine maya che sta per “tabacco” (Zagorevski et al., 2012). In un vasetto simile, anch’esso datato al 710 d.C. e con la dicitura glifica ‘u-mahy (“il suo tabacco”), è stata riscontrata la presenza di nicotina e dei suoi prodotti di decadimento (Loughmiller-Cardinal & Zagorevski, 2016).
Per quanto riguarda il Sud America, “patria” dell’impiego come inebrianti delle Nicotiana, in un sito cerimoniale Nasca della valle di Chaviña (Peru), datato al 450 ± 70 d.C., sono rinvenuti undici crani “cerimoniali”; uno di questi era stato curiosamente riempito di materiale vegetale, fra cui frammenti di Nicotiana glauca Graham (Avendaño & Coelho, 1972-73). Frammenti di Nicotiana sono venuti alla luce nella tomba del “medicine-man” di Niño Korin, in Bolivia, insieme a foglie di Ilex guayusa e parafernali per l’inalazione di droghe psicoattive. Tracce di nicotina sono state identificate in questo reperto vegetale mediante analisi con spettrometria di massa (Bruhn et al., 1976) (si veda Il curandero di Niño Korin). Un centinaio di semi di N. corymbosa, di cui la maggior parte carbonizzati, sono venuti alla luce nel sito di Las Morrenas 1, lungo il fiume Yeso, nella Regione Metropolitana del Cile, appartenente al periodo Alfarero Temprano (200-1000 d.C.) (Planella et al., 2012a).
Grani d’amido parenchimatici, riconosciuti appartenere a una specie di Nicotiana, sono stati individuati all’interno di una pipa del sito La Puntilla, Provincia Catamarca, Argentina Nord-occidentale, con datazione al Periodo Formatico Inferiore (650 a.C.-500 d.C.). Nella medesima pipa sono stati ritrovati elementi organici riconducibili a Erythroxylum coca, una specie di Aloysia e, probabilmente, Ilex paraguariensis Capparelli et al., 2005). Tuttavia, i risultati di quest’analisi appaiono a mio avviso incerti, non essendo le strutture organiche studiate esclusive delle specie determinate, come del resto affermato dai medesimi autori, i quali, tra l’altro, fanno il grossolano errore di confondere il DMT con la bufotenina (ibid., p. 402).
Sebbene i ritrovamenti di semi e altre parti delle piante di tabacco siano tutt’ora alquanto scarsi negli scavi sudamericani, le moderne analisi chimiche, eseguite in particolare sui capelli delle mummie, colmano in parte questa lacuna. Dato che la nicotina determinata nei capelli umani può essere dovuta a contaminazione esterna – come evidenziato da numerose analisi eseguite su mummie egizie, europee e asiatiche, che in alcuni casi hanno dato adito a scandalismi di natura mass-mediatica (si veda Le “mummie drogate” della Balabanova) – si preferisce ultimamente individuare la presenza di cotinina, un metabolita che si forma nel corpo umano in seguito all’assunzione di nicotina (Brown, 2012: 114).
La nicotina è stata ritrovata nel 62% dei campioni analizzati nel capello di mummie di San Pedro de Atacama, nel Cile settentrionale, con datazioni che vanno dal 100 a.C. al 1450 d.C. (Echeverría & Niemeyer, 2013). Su un campione di 144 mummie sudamericane di diversa provenienza archeologica, la quasi totalità (il 97%) ha dato risultati positivi alla presenza di nicotina e cotinina. In un paio di bimbi con un’età inferiore ai 2 anni è stata ritrovata una concentrazione maggiore che presso bambini di 3-14 anni d’età. Ciò è probabilmente dovuto al trasferimento transplacentare e nel latte materno di questo alcaloide (Cartmell et al., 2001). La nicotina, insieme a cocaina e metilecgonina, è stata ritrovata nei capelli di un bambino di poco più di un anno d’età mummificatosi naturalmente e ritrovato in località Doncellas, nel Dipartimento di Cochinoca, Argentina. Non è stato possibile determinare a quale cultura e periodo appartenesse questo infante (Bosio et al., 2008-09).
Resti di pipe (fornelli, bocchini) e di micromortai e pestelli sono venuti alla luce in gran numero (quasi 800) nel sito di La Granja 3, nel Cile centrale, tale da far sospettare una funzione rituale del luogo. Il sito è datato al periodo Ceramico Precoce, 500-1000 d.C., ed era occupato da gruppi Llolleo. L’analisi chimica ha evidenziato la presenza di nicotina in oltre il 50% dei fornelli delle pipe, e nel 66% dei pestelli. La ricerca di dimetiltriptamina è risultata negativa in tutti i campioni analizzati (Echeverría et al., 2014). In alcuni di questi fornelli sono stati individuati amidi e tricomi di Nicotiana (Planella, 2012b). In un cimitero antico della costa cilena all’altezza di Antofagasta, datato a un generico Periodo Formativo, è stata riscontrata la presenza di nicotina nei fornelli di alcune pipe a T e nel capello di un corpo inumato (Carrasco et al., 2015). Per una rassegna delle evidenze dirette riconducibili a specie di Nicotiana ritrovate nei siti archeologici cileni, si veda Planella et al., 2018.
Recentemente sono stati analizzati i resti ossei di un perinatale datato attorno al 500 a.C. che era stato sepolto in un riparo sotto roccia del Fiume Loa, nel Cile settentrionale. L’età del perinatale è stata determinata fra le 38 settimane di gestazione e i 2 mesi di vita extrauterina. L’analisi segmentale dei resti dei suoi capelli ha determinato la presenza di entrambe nicotina e cotinina, ed è apparso verosimile che l’assorbimento della nicotina non fosse stata causata dall’allattamento, indicando ciò che il soggetto morì subito prima o durante il parto. I livelli di concentrazione della nicotina e del suo metabolita erano tali da far suggerire un consumo di tabacco da parte della madre equivalente a più di 70 sigarette al giorno; un dato che ha fatto ipotizzare un aborto spontaneo causato dall’eccesso di tabagismo. Osservando il contesto storico relativo a questa inumazione, e il genere femminile associato all’elevato consumo di tabacco, è stato ipotizzato che la madre fosse una “sciamana del tabacco” (Niemeyer et al., 2018).
Per quanto riguarda il ritrovamento di nicotina in mummie egizie, cinesi, europee e altre regioni del globo per opera dell’équipe tedesca della Balabanova, si veda il mio studio critico Le “mummie drogate” della Balabanova.
Dal punto di vista iconografico, le più antiche raffigurazioni di fumatori di tabacco – divinità o uomini – sono presenti fra i Maya del periodo Classico (300-900 d.C.). La più nota rappresentazione artistica riguarda un personaggio anziano riprodotto in bassorilievo all’entrata del Tempio delle Iscrizioni di Palenque; raffigura probabilmente una divinità, il dio giaguaro del numero sette, nell’atto di fumare una sigaretta o una pipa tubolare (Thompson, 1946).
Nelle Americhe il tabacco è una delle piante sciamaniche, anzi, è la pianta sciamanica “per eccellenza”, impiegata come mezzo di comunicazione con i mondi “altri” (si veda il classico lavoro di Wilbert, 1987), e nell’iconografia è intimamente associata al tema del “volo” sciamanico, così come a quello della trasformazione dello sciamano nel suo “alter ego”, quest’ultimo spesso rappresentato in forma animale, giaguaro, scimmia, uccello, serpente, ecc.
Un interessante caso iconografico, sebbene tardo, si ritrova nella produzione artistica della cultura di Casas Grandes, sviluppatasi nel periodo Medio (1200-1450 d.C.) nel Messico settentrionale e nelle regioni meridionali dell’Arizona, New Mexico e Texas. Nelle ceramiche policrome di Casas Grandes, impiegate per attività rituali, sono raffigurati individui nell’atto di fumare, o nell’atto di danzare o volare e adornati con motivi serpentiformi dotati di piume o corna. Questi individui sono stati interpretati come sciamani rappresentati nelle varie fasi della trasformazione indotta dallo stato di trance, e sul loro corpo sono dipinti dei caratteristici cerchi con un punto al centro, quasi fosse un “marchio” fosfenico indicativo dello stato visionario a cui sono soggetti. Quelli raffigurati nell’atto di fumare sono rappresentati in forma plastica in recipienti di ceramica, con una tipica posizione, e cioè inginocchiati su una gamba o su entrambe, quasi a indicare una postura ben precisa assunta durante l’atto di assunzione dell’agente visionario che indurrà lo stato di trance (VanPool, 2003).
Si vedano anche:
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