Archeologia del San Pedro

Archaeology of the San Pedro

 

Il San Pedro (nelle due specie Trichocereus macrogonus subsp. pachanoi e peruvianus; per la sofferta tassonomia di questi due cactus si veda Il complesso etnobotanico del San Pedro) è un cactus colonnare alto alcuni metri, dalle potenti proprietà allucinogene ed è da tempo utilizzato dalle popolazioni che vivono sulle Ande (si veda L’uso tradizionale del cactus del San Pedro). La documentazione archeologica ha dimostrato che il rapporto di questo cactus con l’uomo è antico di almeno 10000 anni.

Frammento di Echinopsis (Trichocereus) peruvianus ritrovato nella Grotta del Guitarrero (Ancash, Peru) e datato al 8200-6800 a.C. (da Lynch, 1980)

Frammento di Trichocereus peruvianus ritrovato nella Grotta del Guitarrero (Ancash, Peru) e datato al 8200-6800 a.C. (da Lynch, 1980, fig. 5.12, p. 102)

Per quanto riguarda i resti materiali di San Pedro, il più antico ritrovamento è datato a un periodo molto arcaico della cultura sudamericana. E’ stato localizzato nel dipartimento peruviano di Ancash, durante gli scavi della Cueva del Guitarrero, a 2580 m sul livello del mare, ai lati della Cordigliera Nera. Questa grotta fu abitata in maniera continuativa sin dal 8600 a.C. Negli strati più profondi della grotta è stata rivelata la presenza elevata di polline di Echinopsis peruvianus, con una media del 5% e, fra il 7400 e il 6800 a.C., con un picco del 15%. Questo dato è accompagnato dal ritrovamento di resti fossilizzati di Trichocereus (“macrofossilis”), un fatto che corrobora l’ipotesi di una raccolta e introduzione intenzionale del cactus all’interno della grotta. E’ stato ritrovato un frammento di cactus identificato con T. peruvianus, con tanto di spine e datato fra il 6800 e il 6200 a.C., e un ulteriore frammento del medesimo cactus è datato a dopo il 5600 a.C. (Lynch, 1980, p. 101). Queste date sono state recentemente riconfermate dal medesimo Lynch (2013). Lynch, che effettuò i ritrovamenti, non ne comprese l’importanza etnobotanica, e si è dovuto attendere lo studio di Feldman Gracia (2006) per una valutazione più completa di questa scoperta.

Un altro ritrovamento proviene dal sito peruviano di Las Aldas (provincia di Casma, Dipartimento di Ancash). Si tratta di cortecce di cactus avvolte a mo’ di sigaro, ritrovati in una zona di scarto della cultura Chavín, datato all’800 a.C. (Fung Pineda, 1969: 43, 120, 195).1

Ancora, durante lo scavo di un tempio a Garagay, vicino a Lima, del periodo 1200-900 a.C., sono stati portati alla luce materiali argillosi di costruzione impastati con spine di San Pedro, del tipo Echinopsis peruvianus. Queste medesime spine apparirebbero come scettri ai lati di un idolo antropomorfo di stile chavinoide ritrovato nel medesimo tempio cerimoniale.2 E’ il caso di notare che l’utilizzo di cactus come amalgama o colla per il materiale da costruzione era noto fra gli antichi peruviani. Nel 1551 Juan de Betanzos,3 nel riportare la storia dei re Inca, descrisse i lavori di ampliamento della città di Cuzco da parte di Inca Yupanqui, il quale ordinò che le pareti dei muri venissero unte con il succo di aguacolla quizca, identificato come Cereus peruvianus. Anche Bernabé Cobo (1653, V, IV) riportò che alcuni cardones venivano usati per produrre una colla che serviva per l’imbiancamento delle pareti.

Sono stati ritrovati campioni di Trichocereus pachanoi, oltre che di semi di Prosopis chilensis, in mezzo al vasellame rotto del sito cerimoniale di Cahuachi, cultura Nasca (I-VI secolo d.C.) (Valdez, 1994; Piacenza, 2002). Numerosi semi di un’altra specie, Trichocereus candicans (Gill.) Britt. & Rose, sono venuti alla luce nel sito argentino di Agua de Los Caballos-1, sin dagli strati più antichi dell’occupazione antropica, cioè a partire dal XIII secolo d.C., e si è trattato in quel contesto del vegetale più diffuso fra quelli ritrovati (Hernández et al., 1999/2000, p. 195). Di questa specie di Tricochereus non sappiamo molto, solo alcuni studi avevano evidenziato proprietà sul sistema nervoso, e vi sono stati ritrovati alcaloidi fenetilaminici in quantità superiori allo 0,05% (Voogelbreinder, 2009, p. 335).

Il pezzo di San Pedro ritrovato nel sito di El Paraíso, vicino a Lima, con datazione al 2000 a.C.

Nell’agosto del 2016 i media hanno dato notizia del ritrovamento, da parte dell’archeologa peruviana Dayanna Carbonel, di un pezzo di San Pedro lungo 30 cm perfettamente conservatosi, in una tomba del sito archeologico di El Paraíso, vicino a Lima, Peru, con datazione al 2000 a.C. Il cactus era stato seccato prima di riporlo nella tomba (in attesa della relativa pubblicazione scientifica, si veda a questo link).

Bassorilievo di Chavín de Huantar (Anchas, Peru), altezza 80 cm (sx: da Sharon, 1980, fig. 4-6; dx: da Salvini, 1994, p. 105)

Bassorilievo di Chavín de Huantar (Anchas, Peru), altezza 80 cm (sx: da Sharon, 1980, fig. 4-6; dx: da Salvini, 1994, p. 105)

Per quanto riguarda la documentazione iconografica, il reperto più noto, anche se probabilmente non il più antico, riguarda un bassorilievo del “Tempio del Lanzón” dell’antica città di Chavín de Huantar, sede della omonima Cultura di Chavín, che prosperò nelle Ande peruviane fra il 1400-1300 a.C. e il 300-400 d.C. Lungo le pareti di una piazza circolare del suddetto tempio, furono ritrovati 22 bassorilievi, che appartengono alla fase dell’ultimo ampliamento del Tempio del Lanzón, quando fu inclusa la piazza circolare, datata questa al 750 a.C. Nel bassorilievo denominato “stele VI-NW 12” o anche “stele del portatore di San Pedro”, di 70 x 80 cm di grandezza, è rappresentato un essere antropomorfo con attributi aquilini, felini e serpentini, che tiene in mano un cactus di San Pedro formato da quattro coste. Presso i curandero che usano attualmente il San Pedro v’è la credenza che il cactus con quattro coste, molto raro in natura, sia il più potente e visionario. Mulvany de Peñaloza (1984: 70) ha suggerito la presenza del medesimo grafema che indica il San Pedro in un paio di teste dalle caratteristiche feline scolpite sull’obelisco Tello, appartenente anch’esso all’orizzonte Chavín e ubicato nel medesimo sito archeologico del bassorilievo precedente. Feldman Gracia (2006: 33) riporta che il San Pedro è raffigurato in altri rilievi litici di Chavín de Huantar, incluso il frammento di una seconda stele identica al “portatore di San Pedro”. Nel “Tempio del Lanzón” i due “portatori di San Pedro” facevano parte di una serie di personaggi – di cui se ne sono conservati 5 – incisi su ambo i lati della piazza circolare e che “camminavano” verso la scala che conduce all’interno della piramide centrale. Questi personaggi, in coppia e disposti simmetricamente rispetto alla scala, sono stati interpretati come sacerdoti del culto che si svolgeva nel tempio (ibid.: 62).

Frammento di ceramica con probabile raffigurazione della parte superiore del San Pedro, trovato durante recenti scavi di Chavín de Huántar. Periodo Formativo Tardo, 500 a.C. (da Mesía Montenegro, 2014, p. 329, fig. 17).

Frammento di ceramica con probabile raffigurazione della parte superiore del San Pedro, trovato durante recenti scavi di Chavín de Huántar. Periodo Formativo Tardo, 500 a.C. (da Mesía Montenegro, 2014, p. 329, fig. 17).

Sempre nel sito di Chavín de Huántar e nel medesimo orizzonte del Periodo Formativo Tardo, recenti scavi in una fossa di raccolta delle immondizie di un probabile festino è stato ritrovato, oltre a frammenti di probabili parafernali per l’inalazione di polveri da fiuto psicoattive, un frammento di ceramica, con incisa una possibile raffigurazione della parte superiore del San Pedro, con le quattro caratteristiche costole dello schema iconografico adottato da questa cultura preincaica per la rappresentazione di questo cactus. La datazione di questo frammento è risultata del 500 a.C. (Mesía Montenegro, 2014, pp. 328-9).

Il San Pedro è raffigurato pure in una tela intessuta e datata al Formativo Tardo. Questo tessuto, di cotone e lungo 68 cm, è stato chiamato “Tela dello Sciamanesimo”; fu ritrovato nella valle costiera di Ica, nel sito di Carhua, nel Perù meridionale, appartenente quindi alla cultura Paracas, ma è di evidente fattezza Chavín. Diverse raffigurazioni del cactus sono in associazione con dei felini e il colibrì, due animali sciamanici della cultura andina. Vi sono raffigurati almeno 5 cactus di San Pedro, di cui 4 sono dipinti con un fiore. Seguendo un tipico stile chavín, le radici sono raffigurate come due serpenti troncati. Nella tela sono stati identificati anche baccelli di Anadenanthera e una terza pianta psicoattiva di difficile identificazione4 (Cordy-Collins, 1982).

Raffigurazioni di San Pedro sono presenti anche nei manufatti della cultura Paracas, sviluppatasi fra il 700 a.C. e il 200 d.C. In particolare, è presente in alcuni tessuti, fra cui nel manto cerimoniale di una mummia scavata nel sito di Cerro Colorado. Nel medesimo contesto funerario sono pure state ritrovate rimanenze inequivocabili di San Pedro, fra cui pettini costruiti con spine del cactus, contenitori pieni di spine e spine usate come ornamento e come offerte, incluso un paio di spine che chiudevano le labbra di una testa trofeo umana (Tello & Xesspe, 1979, rip. in Feldman Gracia, 2006: 36).

La “Tela dello Sciamanesimo” di stile Chavín (sx: da Cordy-Collins, 1982, fig. 1, p. 144; dx: particolare, da Feldman Gracia, 2006, fig. 6, p. 122).

La “Tela dello Sciamanesimo” di stile Chavín (sx: da Cordy-Collins, 1982, fig. 1, p. 144; dx: particolare, da Feldman Gracia, 2006, fig. 6, p. 122).

Bottiglia con ansa a staffa della cultura Cupisnique, datato fra il 900 e il 200 a.C. Altezza 26,5 cm. Vi sono raffigurati due San Pedro a 4 coste, un felino e un serpente (da Aimi, 2001, fig. 161, p. 191).

Bottiglia con ansa a staffa della cultura Cupisnique, datato fra il 900 e il 200 a.C. Altezza 26,5 cm. Vi sono raffigurati due San Pedro a 4 coste, un felino e un serpente (da Aimi, 2001, fig. 161, p. 191).

Diverse raffigurazioni di San Pedro sono state individuate nel vasellame della cultura Cupisnique, che si sviluppò lungo la costa settentrionale del Perù fra il 1500 e il 1000 a.C., e che inizialmente era stata confusa con la cultura Chavín. Nelle terracotte il cactus è in associazione con dei felini, il più delle volte maculati, che molto probabilmente sono da interpretare come giaguari; in altri casi è in associazione con dei serpenti, forse dei boa costrittori; in tre casi sono raffigurati figure umani maschili che portano fra le mani dei San Pedro. V’è chi ha interpretato altrimenti queste figure come suonatori di flauto (cfr. ad esempio Coe et al., 1987, p. 178), ma a un’attenta osservazione l’oggetto tenuto fra le mani appare essere un cactus a quattro coste; il copricapo di pelle di giaguaro è indice di un contesto sciamanico. La maggior parte del vasellame Cupisnique con raffigurazioni di San Pedro proviene da scavi clandestini della valle di Jequetepeque, per cui la sua cronologia rimane incerta, sebbene sembri appartenere alla fase del Formativo Medio, datata fra il 900 e il 400 a.C.

Figure umane con copricapo di pelle di giaguaro che tengono fra le mani un cactus di San Pedro. Cultura Cupisnique. (sx) altezza 20 cm, da Coe et al., 1987, p. 178; (dx) da Sharon, 2001, fig. 25, p. 43

Figure umane con copricapo di pelle di giaguaro che tengono fra le mani un cactus di San Pedro. Cultura Cupisnique. (sx) altezza 20 cm, da Coe et al., 1987, p. 178; (d) da Sharon, 2001, fig. 25, p. 43

Proseguendo in un senso cronologico, sono stati individuate raffigurazioni di San Pedro nell’arte plastica della cultura Salinar, anch’essa sviluppatasi nella costa settentrionale del Peru. La data dell’inizio di questa cultura appare incerta, fra il 500 e il 200 a.C., e si conclude fra il 100 e il 300 d.C. Nel vasellame Salinar il San Pedro viene raffigurato isolato, cioè non in associazione con animali o antropomorfi.

Terracotta della cultura Salinar (400-100 a.C.), altezza 16 cm. Sulla camera della bottiglia è raffigurato un San Pedro (da Aimi, 2003, fig. 13, p. 78)

Terracotta della cultura Salinar (400-100 a.C.), altezza 16 cm. Sulla camera della bottiglia è raffigurato un San Pedro (da Aimi, 2003, fig. 13, p. 78)

Negli artefatti della cultura Moche – datata fra il 100 e il 700 d.C. – è frequente la rappresentazione del San Pedro in raffigurazioni di donne incappucciate che sono state interpretate come erbaliste o curanderas, e vengono chiamate dagli archeologi achumeras, cioè mangiatrici di achuma (San Pedro). Queste donne tengono solitamente in mano degli oggetti che appaiono il più delle volte come delle protuberanze e solo in rari casi sono disegnati con dovizia di particolari, nel qual caso appare come una punta di cactus di San Pedro. In altri casi l’oggetto in questione appare avere la tipica forma stellata di una fetta trasversale di San Pedro. Ritratte sedute, con una lunga tunica, appaiono tipicamente con gli occhi chiusi o con gli occhi coperti dal cappuccio, in allusione allo stato di trance indotto dal San Pedro. La achumera appare essere in un contesto di cura, con l’infermo sdraiato difronte ad essa o al suo lato; di frequente, oltre alle fette di San Pedro, tiene in mano o ha accanto una scatola contenente delle probabile pietre curative. In più casi la curandera ha caratteristiche di un gufo e le sono accanto alcuni animali – uccelli e iguana – che possono essere rappresentazioni dei suoi spiriti ausiliari. La caratteristica del gufo sarebbe un’indicazione della trasformazione sciamanica indotta dal San Pedro (Sharon, 2001, p. 21; Sharon, 2019).

Anche nella cultura Lambayeque, che segue quella Moche ed è datata fra 800 e 1350 d.C., persiste lo schema iconografico della donna sciamana che tiene in mano o mangia pezzi di San Pedro. In un caso il pezzo di San Pedro è dettagliato, al punto che lo si può riconoscere come una sommità di un cactus a quattro coste (Scher, 2021) (si veda anche Donne e San Pedro).

Curandera (“achumera”) che mangia il San Pedro. Terracotta del Museo Archeologico Rafael Larco Herrera, Lima. Cultura Lambayeque, 800-1350 d.C. Altezza 21 cm. (da Aimi, 2003, figg. 160a,b, pp. 190-91)

Curandera (“achumera”) che mangia il San Pedro. Terracotta del Museo Archeologico Rafael Larco Herrera, Lima. Cultura Lambayeque, 800-1350 d.C. Altezza 21 cm. (da Aimi, 2003, figg. 160a,b, pp. 190-91)

Fra i Moche è stato identificato un culto religioso in cui è coinvolta una chiocciolache vive sul San Pedro e la cui carne diventa psicoattiva per l’uomo. Si veda Chiocciole e San Pedro.

V’è chi ha voluto vedere raffigurazioni stilizzate del San Pedro anche nell’arte della cultura boliviana di Tiwanaku, come nel cosiddetto “monolito di Bennett”, datato fra il 375 e il 725 d.C., già segnalato per la presenza sulla sua superficie riccamente intagliata di elementi riconducibili al complesso inalatorio (si veda Reperti inalatori della cultura Tiwanaku). I copricapi di alcuni esseri zoo-antropomorfi contengono elementi fitomorfi che erano stati in precedenza identificati come rappresentazioni di fiori di kantuta (Cantua buxifolia Lam., famiglia delle Polemoniaceae), un fiore sacro agli Inca e frequente nell’arte e negli adorni incaici. Ma Mulvany (1994) ha fatto notare che la kantuta produce fiori multipli, e per di più penduli, mentre i fiori dei copricapi nel monolito di Bennett appaiono isolati e associati a un fusto colonnare che ricorda quello di un cactus. Del resto, la kantuka è un vegetale del simbolismo incaico e non di Tiwanaku, mentre la presenza del San Pedro sarebbe compatibile con quella degli altri agenti allucinogeni rappresentati nell’arte tiwanakoide.

Elementi fitomorfi rappresentati sul monolito di Bennett, Tiwanaku, Bolivia (da Mulvany, 1994, fig. 1, p. 193)

Elementi fitomorfi rappresentati sul monolito di Bennett, Tiwanaku, Bolivia (da Mulvany, 1994, fig. 1, p. 193)

Raffigurazioni del San Pedro si trovano pure in cinque stupendi vasi policromi della cultura Nazca, datati fra il I e il V secolo d.C., e ritrovati negli scavi del Rio Grande di Nazca. Rappresentano una divinità che tiene fra le mani delle teste trofeo e dalle cui spalle fuoriescono evidenti cactus colonnari. Per Tello (1959: 35-6) si tratta di raffigurazioni del dio Wira Kocha, mentre per Sharon (1980: 63) si tratta di urne con la forma di mummia. Un altro eccezionale pezzo Nazca è stato evidenziato da Polia Meconi (1996: I, 290 e fig. 5): si tratta di una brocca in forma di uccello appoggiato su un San Pedro posto orizzontalmente e con le spine dipinte in forma di stella.

Cultura Nazca, Perù. Altezza circa 40 cm. (sx da Coe et al., 1987, p. 183; dx da Johnson, 1992, p. 122)

Cultura Nazca, Perù. Altezza circa 40 cm. (sx da Coe et al., 1987, p. 183; destra da Johnson, 1992, p. 122)

Ceramica Nazca con raffigurazione di un uccello appoggiato su un cactus di San Pedro. Collezione Enrico Poli, Lima (da Polia Meconi, 1991, p. 45)

Ceramica Nazca con raffigurazione di un uccello appoggiato su un cactus di San Pedro. Collezione Enrico Poli, Lima (da Polia Meconi, 1991, p. 45)

Anche presso le culture tarde peruviane sono state riscontrate raffigurazioni del San Pedro, come nelle culture Chimú (1000-1200 d.C.), Wari (700-1200 d.C.) e Inca (1300-1500 d.C.) (Feldman Gracia, 2006: 38).

Alcuni interessanti reperti archeologici provengono dalla provincia di Ayabaca, nel cuore dell’area andina del moderno curanderismo, dove è diffusa la pratica della mesada con l’utilizzo del San Pedro. Ai piedi del Cerro del Huilco, vicino alla località di El Toldo, nella regione di Samanga, nel 1986, nel corso di un’aratura di un campo, è stato ritrovato un monolito colonnare dotato di spigoli longitudinali, lungo circa 130 cm. Di difficile datazione, originalmente era posizionato verticalmente, infisso al suolo, e rappresentava una huanca, cioè una pietra sacra per le offerte votive. Queste venivano lasciate alla sua sommità dove fu scavata una concavità larga 5 cm e profonda 2,5 cm. Da un lato della parte superiore, arrotondata artificialmente, è incisa una faccia di forma ovale e nella sommità, attorno alla concavità, sono incise delle scanalature, che parrebbero voler rappresentare i solchi che danno origine alle coste del cactus colonnare (Polia Meconi, 1986-87: 132; 1995: 183-4).

(a sinistra) Monolito di El Toldo, presso Samanga, provincia di Ayabaca, Perù settentrionale. Nella parte superiore è inciso un viso antropomorfo. E' stato interpretato come una rappresentazione del cactus allucinogeno San Pedro (Polia Meconi, 1986-87, fig. 7, p. 136; (a destra, sopra) vista dall'alto; (a destra, in basso) particolare del viso inciso nella parte superiore (Polia Meconi, 1995, p. 183-4).

(a sinistra) Monolito di El Toldo, presso Samanga, provincia di Ayabaca, Perù settentrionale. Nella parte superiore è inciso un viso antropomorfo. E’ stato interpretato come una rappresentazione del cactus allucinogeno San Pedro (Polia Meconi, 1986-87, fig. 7, p. 136; (a destra, sopra) vista dall’alto; (a destra, in basso) particolare del viso inciso nella parte superiore (Polia Meconi, 1995, p. 183-4).

Nella medesima area di Samanga, fra le incisioni rupestri presenti lungo i pendii della collina del Tumo, vicino al fiume Espíndola, sono presenti alcune immagini geometriche oblunghe reticolate, che Polia Meconi ((1989: 104) ha interpretato come raffigurazioni del San Pedro; raffigurazioni che ricordano da vicino quelle della terza pianta raffigurata nella “tela dello sciamanesimo” più sopra descritta. Anche questo reperto archeologico è di difficile datazione.

Particolare delle incisioni rupestri della “piedra altar” del sito megalitico di Sicches Ucollina del Tumo), regione peruviana di Samanga, con probabili raffigurazioni di San Pedro (da Polia Meconi, 1989, p. 104)

Particolare delle incisioni rupestri della “piedra altar” del sito megalitico di Sicches Ucollina del Tumo), regione peruviana di Samanga, con probabili raffigurazioni di San Pedro (da Polia Meconi, 1989, p. 104)

Note

1 – Per questo ritrovamento Polia Meconi (1996, I: 289) riporta una data compresa fra il 2000 e il 1500 a.C., attribuendolo alla fase pre-ceramica formativa di Las Aldas. Ma sia Fung Pineda (1969) che Sharon & Donnan (1977: 381) affermano che il ritrovamento appartiene a una fase tarda di questo sito archeologico, ovvero al più tardo orizzonte della cultura Chavín.

2 – Ravines & Isbell, 1975: 262; Ravines, 1984: 31, rip. in Feldman Gracia, 2006: 30.

3 – Nel suo testo Suma y narración de los Incas, 1551, cap. XVI.

4 – Potrebbe rappresentare anche questo un San Pedro in fiore.

 

Si vedano anche:

 

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COE MICHAEL, DEAN SNOW & ELIZABETH BENSON, 1987, Atlante dell’antica America, Istituto Geografico de Agostani, Novara.

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VOOGELBREINDER SNU, 2009, Garden of Eden. The Shamanic Use of Psychoacrtive Flora and Fauna, and the Study of Consciousness, Australia, personal edition.

Un Commento

  1. ebe
    Pubblicato Febbraio 4, 2014 alle 7:26 pm | Link Permanente

    molto interessante questo articolo. Ho scritto una tesi sull’argomento (4 anni) e sono stata un mese sul campo a Huancabamba, mi piacerebbe scambiare informazioni sono antropologa.
    Grazie

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