Archeologia delle dature nelle Americhe

Archaeology of Datura in the Americas

 

L’origine delle specie di Datura è a tutt’oggi un problema non risolto. In particolare non è ancora risolta la presenza o meno di specie di Datura nel Vecchio Mondo durante i periodi precolombiani e preistorici (si veda Archeologia delle dature in Eurasia). Per quanto riguarda le Americhe, disponiamo di una serie di evidenze dirette e indirette (per la definizione di questi concetti si veda Archeologia delle droghe) che testimoniano la relazione umana con le dature, distribuite in un’ampia regione che va dall’America settentrionale centrale sino all’America meridionale all’altezza del Cile centrale.

 

Nord e Centro America

Sebbene i dati etnografici evidenzino un divario fra l’ampio impiego delle dature presso le popolazioni dell’area sud-occidentale dell’America settentrionale e la pressoché totale assenza di documenti che ne attestino l’uso fra le popolazioni dell’area orientale (si veda Le dature in Nordamerica), l’archeologia sembra colmare almeno in parte questa appariscente disparità.

Semi carbonizzati di D. stramonium sono venuti alla luce in un pozzo del sito BBB Motor della Fase Stirling (1100-1200 d.C.) della cultura Mississipi (Cahokia), situato nella valle del fiume Mississipi nel Missouri, insieme a grandi quantità di legno di una specie di cedro (Juniperus virginiana), in una struttura templare (Whalley, 1978; Emerson, 1997, p. 229). Campioni carbonizzati di Datura sono stati ritrovati in altri pozzi della Cultura del Mississipi nel sito di Cahokia (Lopinot, 1981). Woosley (1977, rip. in Litzinger, 1981, p. 64) ha registrato la presenza di polline di Datura in un insieme di siti archeologici di Cajon Mesa, nel Colorado e nello Utah, con datazioni al 900-1000 della nostra era.

Un eccezionale documento di evidenza diretta riguarda l’analisi chimica di numerosi manufatti delle Culture Mississipi e Caddo-Mississipi (1000-160 d.C.) delle regioni dell’Arkansas e dell’Oklahoma, e del Messico occidentale, questi ultimi datati al Formativo Arcaico (1400-1000 a.C.) e al Post-classico Iniziale (900-1250 d.C.). In questi manufatti sono stati ricercati gli alcaloidi atropina e scopolamina, trattandosi della prima indagine biochimica di questo tipo svolta nell’archeologia. L’atropina (e non la scopolamina) è stata individuata in sette ceramiche e in 14 conchiglie della Cultura Mississipi e in sei ceramiche del Messico occidentale. Queste ultime appartengono a entrambi gli orizzonti antico (1400-1000 a.C.) e recente (900-1250 d.C.), un dato che evidenzierebbe una continuità di impiego della datura di oltre due millenni. Questo ritrovamento segna anche la data più antica sinora individuata della relazione dell’uomo americano con la datura. Per quanto riguarda i manufatti della Cultura Mississipi, le conchiglie appartengono al periodo Spiro (1250-1450 d.C.), e probabilmente provengono in buona parte dal sito di Craig Mound. Le conchiglie venivano impiegate per l’assunzione di bevande rituali. E’ stata osservata anche una relazione fra le ceramiche e conchiglie risultate positive per l’atropina e la loro forma o le decorazioni ad esse associate. Con lo scopo di escludere la possibilità di contaminazioni ambientali – un problema che si è presentato nel caso dei reperti in cui è stata ricercata la caffeina, che risultò essere presente anche nella polvere degli scaffali museali dove erano conservati i reperti (si veda L’enigma dei reperti caffeinici negli USA) – in questo studio è stata analizzata anche la polvere degli scaffali dove erano conservati questi reperti, ma non è stata trovata alcuna traccia di atropina (King et al., 2018).

L’atropina è stata ritrovata nei residui interni di un paio di bottiglie di ceramica provenienti dalla regione dell’attuale Arkansas e appartenenti all’orizzonte del Tardo Mississipi (1400-1700 della nostra era). Le due bottiglie, ritrovate in contesti cimiteriali, hanno una conformazione insolita, essendo dotate di un filtro di ceramica interno che fu incorporato al momento della loro costruzione. Nel disco che funge da filtro sono presenti diversi forellini e un foro centrale più grande. Il materiale vegetale – costituito da parti sbriciolate della pianta di datura – veniva probabilmente inserito nella parte più interna della bottiglia attraverso il foro centrale; quindi veniva aggiunta acqua o altro liquido e la bottiglia era posta sopra al fuoco. L’infuso di datura veniva quindi versato già filtrato semplicemente inclinando la bottiglia (Lambert et al., 2021). Qualche perplessità si presenta cercando di capire come il materiale vegetale già usato potesse essere estratto dall’interno della bottiglia per permettere di utilizzarla nuovamente. Lambert (2022) suggerisce che venisse estratto dal foro centrale usando un “semplice utensile”; un’operazione che parrebbe in realtà essere stata laboriosa.

Una delle due bottiglie di ceramica provenienti dall’Arkansas in cui sono state ritrovate tracce di atropina, datate al periodo Tardo Mississipi (1400-1700 d.C.) (da Lambert et al., 2021); a destra elaborazione grafica che evidenzia il filtro di ceramica collocato al momento della costruzione della bottiglia (da Lambert, 2022, p. 73, fig. 4.3)

Secondo Lankford (2012), il “complesso della datura” di origine mesoamericana si diffuse nelle regioni nord-orientali dell’America settentrionale raggiungendo i territori dei Caddo e la parte centrale della valle del Mississipi.

Per l’area sud-occidentale, si conoscono resti di specie di datura – per lo più semi – con datazioni alquanto tarde, dopo il primo millennio della nostra era, localizzati principalmente nei territori dei nativi Pueblo del New Mexico e dell’Arizona. La fase cronologica di questi ritrovamenti va dall’inizio della fase Pueblo III all’inizio della fase Pueblo IV, cioè dal 1100 al 1300-1400 della nostra era (Yarnell, 1959). In uno di questi siti, datato al 1200 d.C., circa 900 semi di Datura innoxia sono venuti alla luce in associazione con oggetti rituali (Cutler 1956), e un frammento di frutto di datura è stato rinvenuto nelle grotte Richard, sempre in Arizona, con datazione alla prima metà del XII secolo d.C. (Cutler & Kaplan, 1956, p. 98).

Diversi parafernali del culto del toloache sono venuti alla luce in siti archeologici californiani. Dai dati etnografici moderni sappiamo che la datura era impiegata come agente visionario nei riti di iniziazione dei giovani praticati da diversi gruppi etnici della California meridionale. Nel corso del rito venivano impiegate delle piccole ciotole di pietra per bere l’infuso di datura, e strumenti per la preparazione dell’infuso quali mortai e pestelli, anche questi di pietra. A questi parafernali era data una particolare importanza di tipo reverenziale, e all’infuori del momento del loro impiego nel corso del rito iniziatico venivano seppelliti in luoghi che erano noti solo agli officianti del culto (si veda I culti del toloache). Un caso esemplare di ritrovamento di questi nascondigli riguarda il sito archeologico di Palos Verdes, localizzato nella Contea di Los Angeles, dove in un primo momento furono rinvenuti insieme a un pestello due mortai di pietra nella forma caratteristica della “invasatura a fiore” o cono troncato. Uno di questi pesa circa 17 kg, è alto 21,5 cm e ha un diametro superiore di 38 cm. Il pestello è lungo 34,5 cm e spesso 5 cm. Otto anni dopo questo primo ritrovamento, furono ritrovati altri cinque mortai, una macina e una ciotola, tutti di pietra; erano riuniti in un pozzo scavato in profondità nel terreno e coperto da lastre di pietre di siltite bianca. L’analisi al radiocarbonio ha fornito per questo ritrovamento una datazione compresa fra il 150 e il 780 della nostra era (Wallace, 2002).

Set di mortai, pestello, ciotole e macina ritrovati in un nascondiglio del sito archeologico di Palos Verdes, California, con datazione al 150-780 della nostra era. Molto probabilmente riguardava i parafernali del rito iniziatico del toloache (datura) (da Wallace, 2002, fig. 1 e 3)

Piccola ciotola di pietra utilizzata probabilmente per bere l’infuso di toloache (datura) nel corso dei riti di iniziazione dei giovani. Diametro 7 cm, altezza 4,7 cm. Malaga Cove, Palos Verdes, California (da Koerper et al., 2018, p. 59, fig. 21).

Piccole ciotole di pietra probabilmente utilizzate per bere l’infuso di datura sono venute alla luce in altri siti archeologici della medesima area di Palos Verdes. Per altri ritrovamenti di parafernali riconducibili ai culti del toloache si vedano Parkman, 1983 e Knierim et al., 2013.

Durante il Periodo delle Missioni (1769-1834), fra le popolazioni native della California più meridionale originò un culto con connotazioni sincretiche con il Cristianesimo (si veda Il culto del Chinigchinich), il cui rito iniziatico prevedeva l’assunzione della datura e ricalcava il complesso dei culti del toloache. Si ritiene che il culto sincretico originò fra i Tongva (Gabrieliño) delle isole di Santa Catalina e San Clemente, e di lì si diffuse in terraferma. Nel corso dello scavo archeologico di un cimitero tongva del periodo missionario situato nella Laguna di Ballona (Baia di Santa Monica), fra le offerte depositate in alcune sepolture sono venuti alla luce semi di D. wrightii (Reddy, 2015). E’ possibile che gli individui corrispondenti a quelle sepolture fossero membri iniziati del culto del Chinigchinich, poiché è nota l’esistenza di pratiche funebri specifiche per gli iniziati a questo culto (Du Bois, 1908, p. 92).

Per l’area del Messico centrale, cito il ritrovamento di semi di D. stramonium all’interno di un deposito di offerte rinvenuta nel sito di Santa Cruz Atizapán, nella valle de Toluca (Estado de México), con datazione fra il Classico Tardo (450-650 d.C.) e l’Epiclassico (650-900 d.C.). Il deposito non era associato ad attività funebre ma a un contesto residenziale (Sugiura Yamamoto et al., 2017).

Oltre all’evidenza diretta, costituita da ritrovamenti di macro- e micro-resti delle piante o dai loro principi attivi, e all’evidenza indiretta costituita dai parafernali dei culti del toloache, si stanno sempre più riconoscendo raffigurazioni di dature nei manufatti di una vasta area geografica delle Americhe settentrionale e centrale. Litzinger (1979, 1981) ha posto l’attenzione su un insieme di reperti archeologici consistenti in ciotole e altri contenitori di ceramica caratterizzate da protuberanze spinose, diffuse in un’ampia area che va dal Colorado a El Salvador, e che verosimilmente potrebbero raffigurare i frutti spinosi di specie di Datura. L’area di maggior frequenza di ritrovamento di tali oggetti è il Messico centrale e meridionale, e diversi di questi contenitori sono dotati di coperchio, anch’esso ricoperto di protuberanze spinose.

Alcuni recipienti di ceramica dello stile “a spine”: (sx) La Cuenca del Blasas, Messico (da Litzinger, 1979, p. 151, fig. 2a); (centro) stile Potosí, Nicaragua (da Platz, 2017, p. 20, fig. 16); (d) alcune tipologie di recipienti “a spine” nordamericane (da Litzinger, 1981, p. 61, fig. 3)

La medesima interpretazione come raffigurazioni di frutti di datura è stata proposta per un insieme di 32 contenitori di ceramica in stile Moore Noded, caratterizzati da una superficie esterna cosparsa di protuberanze, provenienti da siti del periodo Tardo Mississipi della parte centrale della Valle del fiume Mississipi (Lankford, 2012).

Un motivo di un sigillo di ceramica che non era stato in precedenza identificato, proveniente da Nayarit (Messico), è stato interpretato da Litzinger (1981) come un disegno stilizzato di frutto di datura. I sigilli, che venivano usati per decorare manufatti in ceramica, in pelle o in altro materiale, erano oggetti di commercio, per cui il luogo del loro ritrovamento non rispecchia per forza il loro luogo d’origine.

(sx) disegno di frutto di Datura innoxia; (d) disegno di sigillo di ceramica da Nayarit, Messico, possibile stilizzazione del frutto spinoso di datura (da Encisco, 1953, p. 42, fig. II)

Un insieme di incensieri elaborati nello stile Potosí, provenienti dalla regione dell’America Centrale denominata Grande Nicoya – comprendente territori delle moderne nazioni di Costa Rica, Nicaragua e Honduras – e datate fra il 500 e l’800 della nostra era, sono costituiti di due parti – contenitore e coperchio – entrambe riccamente decorate. In diversi casi la loro superficie esterna è ricoperta da protuberanze gibbose-spinose, tali da ricordare nell’aspetto nuovamente il frutto delle dature. Anche la forma di alcuni coperchi oblunghi ricorda quella del calice del fiore delle dature, come è stato recentemente proposto dall’archeologo Lorelei Platz (2017).

L’impiego delle dature per scopi visionari è stato associato alla produzione dell’arte rupestre californiana e più in generale del sud-ovest dell’America settentrionale. Documenti etnografici riferiscono della produzione di pitture rupestri dopo le iniziazioni della pubertà presso diversi gruppi californiani, quali Payómkawichum (Luiseño), Cupeño e Ipai (Cohen, 1987, p. 29).

Le visioni delle dature avrebbero influenzato la produzione d’arte rupestre delle regioni californiane occupate dai Chumash e dagli Yokuti, in particolare lo stile pittorico di Santa Barbara. Si tratta delle pitture rupestri più spettacolari di tutta la California per la loro ricca policromia e fantasia di forme. Secondo Campbell Grant – il principale studioso dello stile di Santa Barbara – le pitture oggi visibili sono state eseguite nell’ultimo millennio, con le ultime eseguite durante il Periodo delle Missioni (Grant, 1966, pp. 93, 96), sebbene per Hyder & Oliver (1983) la tradizione di produzione di arte rupestre, sia petroglifi che pitture, in questa regione ebbe inizio in tempi molto più antichi, attorno a 5000 anni fa. Lo stile pittorico di Santa Barbara, di cui Grant ha riconosciuto cinque differenti sub-stili, è caratterizzato da motivi solari o a forma di disco, disegni lineari rossi o bianchi, cerchi semplici o concentrici, molti dei quali ornati con raggi, sino a complessi disegni circolari dipinti con colori multipli contrastanti con impiego di una grande varietà di schemi geometrici. Alcuni autori avevano evidenziato l’analogia di questi schemi geometrici con i fosfeni che vengono percepiti nel corso degli stati modificati di coscienza (Blackburn, 1977; Whitley, 1998). Ed effettivamente questi disegni parrebbero ricordare le allucinazioni fosfeniche e i festoni colorati che riempiono tutto il campo visivo allucinatorio indotto dalla datura e dalle altre piante solanacee psicoattive (Wellman, 1981).

Pitture rupestri chumash, California: (sx) monti di Santa Ynez, presso Santa Barbara; (d) Frazier Peak, Contea Kern (da Grant, 1983, figg. 60 e 61)

Fra le pitture rupestri del fiume Pecos, nel Texas, caratteristici motivi vegetali, identificati inizialmente come atlatl o altri strumenti per la caccia (Kelley, 1950), sono stati più recentemente interpretati come stilizzazioni dei frutti spinosi di datura. Oltre il 50% delle figure di “sciamani” dell’arte del fiume Pecos è associato a questo motivo vegetale (Boyd & Dering, 1996). Già Peter Furst (1986) aveva ipotizzato l’influenza degli effetti visionari della datura sulla produzione artistica del fiume Pecos. Negli scavi effettuati nei ripari sotto-roccia dove si trovano le pitture sono venuti alla luce resti di diverse piante psicoattive: mescalbean e Ungnadia speciosa (forse psicoattiva) (si veda Archeologia del mescalbean), peyote (si veda Archeologia del peyote), datura (Adovasio & Fry, 1976).

(sx) Rilievo di una pittura rupestre dello stile del fiume Pecos, Panther Cave, Texas; (d) Diversi tipi del motivo interpretato come frutti spinosi di datura stilizzati, presenti nelle pitture preistoriche del fiume Pecos (da Boyd & Dering, 1996, figg. 2 e 10)

La datura è stata associata anche con l’arte rupestre di Palavayu dell’altopiano del Colorado, in Arizona, datata alla fase tarda Majestic, attorno al 1500 a.C., e appartenente allo Stile Antropomorfo Palavayu. A questa fase stilistica appartengono oltre 2000 figure antropomorfe, di cui un gruppo è ascrivibile al genere “fitomorfo”. Alcuni di questi assomigliano alla pianta della datura e alla sua capsula, e in almeno un caso sembrerebbe raffigurata una vera e propria pianta di datura, con tanto di radici e fiori (Malotki, 1999).

Una recente conferma della stretta relazione della produzione di arte rupestre con l’impiego della datura, consiste in un’evidenza diretta di assunzione di questa pianta internamente a uno dei siti di presenza di pitture rupestri. Si tratta della Grotta Pinwheel, situata nella Wind Wolves Preserve, a sud di Bakersfield, nella California centro-meridionale. Il nome “pinwheel” è stato dato a questa grotta per via della presenza di una pittura di tonalità rossa in forma di girandola. Nel 2007 dozzine di boli fibrosi sono stati scoperti appiccicati alle crepe del soffitto della grotta (Robinso & Sturt, 2008). Ci sono voluti più di 10 anni di indagini archeologiche e di analisi specialistiche sui boli per comprendere la relazione fra questi e le pitture rupestri della grotta. Nel tetto della grotta sono state individuate 56 cavità, ciascuna delle quali conteneva da uno a dieci boli. E’ probabile che il numero totale dei boli appiccicati nella roccia sia stato più grande, dato che con il tempo molti possono essere caduti disfacendosi al suolo. I boli sono costituiti da differenti parti di D. wrightii, principalmente foglie e rami, ed evidenziano fratture, schiacciamenti e depressioni indicativi di una loro masticazione fra i denti. L’analisi chimica svolta su quattro boli ha evidenziato in tutti i campioni la presenza di atropina e scopolamina. Ciascun bolo parrebbe corrispondere a una singola “dose”. Il caso delle cavità dove erano presenti più boli, fino a dieci, avrebbe potuto riguardare contesti cerimoniali di gruppo, con partecipazione sino a dieci individui. Le analisi al radiocarbonio hanno evidenziato un’occupazione della grotta nei Periodi Tardo e Storico, con datazione dei boli fra il 1530 e il 1865 della nostra era. La scoperta dei boli di datura induce a considerare la grotta come luogo dove venivano svolti riti iniziatici o di altro tipo, durante i quali l’atto di appiccicare i boli di datura dopo averli usati (cioè masticati nella bocca) ricopriva un qualche valore rituale-liturgico. Per quanto riguarda le pitture ritrovate nella grotta, è stata posta particolare attenzione alle due principali. Una di queste è la “girandola” che ha dato il nome alla grotta, e che, alla luce della scoperta dei boli di datura, è stata interpretata come la rappresentazione grafica del fiore di datura visto dall’alto nell’atto di dispiegarsi. Le analisi hanno evidenziato che questa immagine fu ridipinta più volte, forse ritoccata nel contesto del rito con la datura (Robinson et al., 2020).

Un’altra pittura, anche questa rossa e denominata dagli studiosi “Transmorph”, è stata interpretata in precedenza come la raffigurazione di uno sciamano in fase di trasformazione in un animale. Con la scoperta dei boli di datura è stata ora reinterpretata come l’immagine di una sfinge (falena) (per l’immagine della pittura del “Transmorph” si veda il Supplementary Information all’articolo di Robinson et al., 2020). Da tempo è stata osservata dagli entomologi una stretta relazione ecologica che intercorre fra alcune sfingi notturne e le piante di Datura; ad esempio fra i bruchi e le larve di Manduca sexta, che si cibano rispettivamente delle foglie e del polline dei fiori delle dature. E’ stato osservato uno strano comportamento della sfinge, che parrebbe rimanere inebriata nel cibarsi del polline di datura. Diversi indizi iconografici portano a ritenere che le antiche popolazioni che impiegavano la datura si fossero accorte del rapporto ecologico che intercorre fra bruchi, sfingi e dature (si veda Sfingi e dature).

Grotta di Pinwheel, California: a) pittura a forma di girandola; b) fiore di datura (D. wrightii) visto dall’alto nell’atto di dispiegarsi; c) uno dei boli di datura ritrovati appiccicati al soffitto della grotta (da Robinson et al., 2020, figg. 1 e 2)

Anche il motivo “a girandola” e altri disegni geometrici presenti nella ceramica della cultura Mimbres del New Mexico sono stati interpretati come stilizzazioni di fiori e frutti di datura nelle loro differenti fasi di sviluppo. La cultura Mimbres riguarda una piccola società che culminò culturalmente nel periodo 1000-1130 della nostra era. Pure in questo contesto un insieme di motivi riguardanti corpi o ali di sfingi e uomini-sfingi sono stati interpretati alla luce della conoscenza della relazione fra questi insetti e il fiore di datura (si veda Sfingi e dature) (Berlant & Maurer, 2018).

E’ stata recentemente proposta l’identificazione di raffigurazioni di datura fra le pitture di Teotihuacan, il centro della cultura teotihuacana del Messico centrale, con datazione fra il 150 e il 550 d.C. Le immagini di frutti e fiori di datura sarebbero presenti fra le pitture dell’area di Atetelco. Fra queste è presente un motivo iconografico, noto come biznaga, costituito da un corpo rotondo-ovale decorato da una raggiera di linee che lo intersecano. In precedenza questo oggetto era stato identificato come un generico frutto o come un cactus, e gli studiosi erano comunque concordi per una sua interpretazione come forma vegetale. L’interpretazione come frutto spinoso di una specie di datura apparirebbe più convincente (Froese, 2020).

Particolari di alcune pitture di Atetelco, un’area del sito di Teotihuacan, Messico, con raffigurazione del motivo del biznaga, interpretato come frutto spinoso di una specie di datura (Froese, 2020, fig. 2e,d)

 

Sud America

Volgendo lo sguardo al Sud America, un caso interessante riguarda il ritrovamento di reperti vegetali ascrivibili a D. stramonium in un contesto funerario del sito di El Mercurio appartenente alla cultura Llolleo del Cile centrale, con datazione fra il 300 e il 1000 della nostra era. Semi carbonizzati di questa datura sono stati ritrovati dentro a sei vasi e a tre urne funerarie appartenenti a inumazioni di bambini (Planella et al., 2005-06). Ciò riporta all’uso fra i Mapuche, tutt’ora in voga, di somministrare ai bambini a loro insaputa un poco di datura per predire cosa diventeranno da adulti o per correggere il loro carattere (si veda L’uso correttivo delle dature).

In una pipa venuta alla luce nel sito di La Granja, nel Cile centrale, appartenente anch’esso alla cultura Llolleo e con datazione fra il 130 e il 1000 d.C., sono stati individuati cistoliti fogliari di D. stramonium. Questo sito è noto per la grande quantità di pipe incontrate (almeno 790), e le analisi chimiche hanno identificato principalmente specie di Nicotiana come principale elemento vegetale presente nei bocchini e nei fornelli. La presenza di datura non implica il fatto che le sue foglie venissero fumate, poiché è possibile che si sia trattato di una contaminazione contemporanea all’impiego della pipa, attraverso le labbra o le mani di chi la stava fumando; un dato che suggerisce la possibilità di un impiego contemporaneo di aspirazione di fumo di Nicotiana e di assunzione, forse orale, di datura nel medesimo contesto rituale (Belmar et al., 2016). Similmente, resti microscopici riconducibili a D. stramonium sono stati ritrovati in alcune pipe di siti della cultura Llolleo nell’area di Angostura, sempre nel Cile centrale (Planella et al., 2018).

In un sito inca della regione del Catamarca, in Argentina, El Shincal de Quimivil, sono state scavate strutture per l’elaborazione di grandi quantità di chicha, necessarie per le libagioni delle festività del calendario inca. In un luogo di questa vasta area di produzione sono stati ritrovati, oltre a migliaia di resti di mais e carrube (le due fonti vegetali per l’elaborazione della chicha), una ventina di semi di D. stramonium. Ciò è evidenza che in una parte della chicha prodotta, probabilmente una piccola parte, venivano aggiunti i semi di stramonio per potenziarne gli effetti inebrianti (Giovannetti, 2018).

Semi di una specie di Datura sono stati ritrovati nel contesto di un cerrito del litorale dell’Uruguay, con datazione incerta. I cerritos de indios dell’Uruguay, chiamati aterros in Brasile, sono accumulazioni artificiali di sedimenti e di resti di attività umane, distribuiti principalmente lungo la costa dell’Atlantico, datati generalmente al periodo Formativo (López Mazz, 2001, p. 244).

Piacenza (2002) riporta di aver individuato resti di parti radicali di D. innoxia in alcuni siti della cultura Nasca, in particolare in quello di Cahuachi, con datazione ai primi secoli della nostra era; ma non ha presentato un’analisi accurata della sua determinazione, che resta incerta.

In Sud America, oltre alle Datura sono presenti specie di Brugmansia, note con il nome generico di floripondio e con proprietà psicoattive affini a quelle delle dature, dall’aspetto arboreo e che erano state inserite inizialmente nel genere Datura nella sezione delle “dature arboree” (Lockwood, 1973).

Nella documentazione iconografica sono stati individuati scarsi elementi riconducibili alle piante tropaniche, e le identificazioni di Brugmansia nell’arte delle culture Wari, Tiwanaku e Chavín, proposte da Mulvany (1984, 1994), restano deboli. Il motivo di questa incertezza sarebbe da ricondurre alla forte schematizzazione dei motivi floreali nell’arte precolombiana. Una raffigurazione probabile di Brugmansia potrebbe a mio parere essere presente nell’obelisco Tello di Chavín de Huantar, datato fra l’850 e il 200 a.C. Nella parte inferiore di questo manufatto litico, in cui è leggibile una ricca iconografia vegetale, si potrebbero riconoscere un fiore (a cinque petali), una foglia e quattro frutti riconducibili a questo genere arboreo di piante.

Parte inferiore dell’obelisco Tello, Chavín de Huantar, Peru, con possibile raffigurazione di frutti e fiore di Brugmansia (immagini dell’autore)

 

Si vedano anche:

 

 

 

ADOVASIO J.M. & G.F. FRY, 1976, Prehistoric psychotropic drug use in Northeastern Mexico and Trans-Pecos Texas, Economic Botany, vol. 30, pp. 94-96.

BELMAR A. CAROLINA et al., 2016, Reconstruyendo las prácticas fumatorias del sitio La Granja (130 a 1000 d.C., Valle del Río Cachapoal, VI Región, Chile Central) a partir de los microfósiles, Chungara, vol. 48, pp. 53-72.

BERLANT TONY & EVAN MAURER, 2018, Decoding Mimbres painting. Ancient ceramics of the American [sic, it should be North American] Southwest, New York Times, New York.

BLACKBURN THOMAS, 1977, Biopsychological aspects of Chumash rock art, Journal of California Anthropology, vol. 4, pp. 88-94.

BOYD E. CAROLYN & PPHILIP J. DERING, 1996, Medicinal and hallucinogenic plants identified in the sediments and pictographs of the Lower Pecos, Texas Archaic, Antiquity, vol. 70, pp. 156-275.

COHEN BILL, 1987, Indian saindpaintings of Southern California, Journal of California and Great Basin Anthropology, vol. 9, pp. 4-34.

CUTLER H.C., 1956, The plant remains, in: P.S. Martin et al. (Eds.), Higgins Flat Pueblo. Western New Mexico, Chiacago National History Museum, Chicago, pp. 174-183.

CUTLER H.C. & L. KAPLAN, 1956, Some plant remains from Montezuma Castle and nearby caves, Plateau, vol. 28, pp. 98-100.

DU BOIS G. CONSTANCE, 1908, The religion of the Luiseño Indians os Southern California, University of California Publications in American Archaeology and Ethnology, vol. 8(3), pp. 69-186.

EMERSON E. THOMAS, 1997, Cahokia and the archaeology of power, University of Alabama Press, Tuscaloosa.

ENCISCO JORGE, 1953, Design motifs of ancient Mexico, Dover, New York.

FROESE TOM, 2020, A mural of psychoactive thorn apple (Datura spp.) in the ancient urban center of Teotihuacan, Central Mexico, Economic Botany, vol. 74, 8 pp.

FURST PETER, 1986, Shamanism, the ecstatic experience, and Lower Pecos art, in: H.J. Schaefer (Ed.), Ancient Texans. Rock art and lifeways along the Lower Pecos, Texas Monthly Press, San Antonio, pp. 210-239.

GIOVANNETTI A. MARCO, 2018, Fiesta con alucinógenos. Hallazgo de chamico (Datura stramonium) en contextos de producción de chicha en el Shincal (Catamarca, Argentina), en: XXI Congreso Nacional de Arqueología Chilena, Santiago, 3-7 Diciembre 2018, Libro de Resumenes Comunicaciones sociedades durante el Periodo Inka, pp. 29-31.

GRANT CAMPBELL, 1966, The rock paintings of the Chumash, University of California Press, Berkeley.

GRANT CAMPBELL, 1983, L’arte rupestre degli Indiani Nord-Americani, Jaca Book, Milano.

HYDER D. WILLIAM & MARK OLIVER, 1983, Style and chronology in Chumash Rock Art, American Indian Rock Art, vol. 10, pp. 86-101.

KELLEY J. CHARLES, 1950, Atlats, bows and arrows, pictographs, and the Pecos River focus, Antiquity, vol. 16, pp. 71-74.

KING ADAM et al., 2018, Absorbed residue evidence for prehistoric Datura use in the [sic, North] American Southwest and Western Mexico, Advances in Archaeological Practice, vol. 6(4), pp. 312-327.

KNIERIM G. REBEKKA et al., 2013, Portable religious stone features from a ceremonial complex on San Nicolas island, California, Journal of California and Great Basin Anthropology, vol. 33, pp. 39-51.

KOERPER C. HENRY et al., 2018, Descriptions of selected Ames collection artifacts from the Malaga Cove Site (CA-LAN-138), Palos Verdes Estates, Pacific Coast Archaeological Society Quarterly, vol. 54(2), pp. 51-71.

LAMBERT P. SHAWN, TIMOTHY K. PERTTULA & NILESH W. GAIKWAD, 2021, Production matters. Organic residue evidence for Late Precolumbian Datura-making in the Central Arkansas River Valley, Advances in Archaeological Practice, vol. 10(2), pp. 1-11.

LAMBERT P. SHAWN, 2022, Altered states and cosmoscapes: the production and consumption of Datura in the Centgral Arkansas River Valley, in: J.G. Stauffer, B.T. Giles & S.P. Lambert (Eds.), Archaeologies of cosmoscapes in the Americas, Oxbow Books, Havertown, pp. 67-84.

LANKFORD E. GEORGE, 2012, Weeded out the noded, Arkansas Archaeologist, vol. 50, pp. 50-68.

LITZINGER J. WILLIAM, 1979, Ceramic evidence for the prehistoric use of Datura in Mexico and the Southwestern United States, The Kiva, vol. 44, pp. 145-158.

LITZINGER J. WILLIAM, 1981, Ceramic Evidence for Prehistoric Datura Use in North America, Journal of Ethnopharmacology, vol. 4, pp. 57-74.

LOCKWOOD E. TOM, 1973, Generic recognition of BrugmansiaBotanical Museum Leaflets, Harvard University, vol. 23(6), pp. 273-284.

LÓPEZ MAZZ M. JOSÉ, 2001, Las estructuras tumulares (cerritos) del litoral atlantico uruguayo, Latin American Antiquity, vol. 12(3), pp. 231-255.

LOPINOT N.H., 1981, Archaeobotanical Remains, in: N.H. Lopinot et al. (Eds.), The Archaeology of the Cahokia Mounds ICT-II, Illinois Historica Preservation Agency, Springfield, pp. 1-189.

MALOTKI EKKEHART, 1999, The use of hallucinogenic plants by the Archaic-Basketmaker rock art creators of the Palavayu, Northeast Arizona: the case of Datura, American Indian Rock Art, vol. 25, pp. 101-120.

MULVANY DE PEÑALOZA ELEONORA, 1984, Motivos fitomorfos de alucinógenos en Chavín, Chungara, vol. 12, pp. 57-80.

MULVANY DE PEÑALOZA ELEONORA, 1994, Posibles fuentes de alucinógenos en Wari y Tiwanaku: cactus, flores y frutos, Chungara, vol. 26, pp. 185-209.

PARKMAN B. EDWARD, 1983, Soapstone for the cosmos: archaeological discoveries in the Cuyamaca mountains, Journal of California and Great Basin Anthropology, vol. 5, pp. 140-155.

PIACENZA LUIGI, 2002, Evidencias botánicas en asentamientos Nasca, Boletín del Museo de Arqueología y Antropología, Universidad de San Marco, Lima, vol. 5(1), pp. 3-13.

PLANELLA TERESA et al., 2005-06, Búsqueda de nexos entre prácticas funerarias del período Alfarero Temprano del Centro de Chile y usos etnográficos del “miyaye”, Historia Indígena, vol. 9, pp. 33-49.

PLANELLA TERESA et al., 2018, Saberes compartidos y particularidades regionales en las prácticas fumatorias de sociedades del periodo Alfarero Temprano del norte semiárido, centro y sur de Chile, América del Sur, Revista Chilena de Antropología, vol. 37, pp. 20-57.

PLATZ LORELEI, 2017, A re-examination of Potosí applique censers from Greater Nicoya, Cuadernos de Antropología, vol. 27(2), pp. 1-22.

REDDY N. SEETHA, 2015, Feeding family and ancestors: persistence of traditional Native American lifeways during the Mission Period in coastal Southern California, Journal of Anthropological Archaeology, vol. 37, pp. 48-66.

ROBINSON W. DAVID et al., 2020, Datura quids at Pinwheel Cave, California, provide unambiguous confirmation of the ingestion of hallucinogens at a rock art sire, PNAS, vol. 117, pp. 31026-37.

ROBINSON W. DAVID & FRASER STURT, 2008, Towards Articulating rock-art with archaeology: an interim report of the Pinwheel Cave rock-art and bedrock mortar complex (CA-KER- 5836 & 5837), Kern Country, California, Kern County Archaeological Society Journal, vol. 10, pp.25-44.

SUGIURA YAMAMOTO Y. et al., 2017, La vita cotidiana vista a partir de las ofrenda-depósito de los sitios del valle de Toluca: Santa Cruz Atizapán y San Mateo Atenco, Anales de Antropología, vol. 51, pp. 171-182.

WALLACE J. WILLIAM, 2002, Toloache mortars (?) from the Palos Verdes peninsula, in: W.J. Wallace & F.A. Riddel (Eds.), Essays in California archaeology. A memorial to Franklin Fenenga, Contributions of the University of California, Archaeological Research Facility, Berkeley, pp. 142-147.

WELLMAN F. KLAUS, 1981, Rock art, shamans, phosphenes and hallucinogens in North America, Bollettino Camuno di Studi Preistorici, vol. 18, pp. 89-103.

WHALLEY L., 1978, Plant Remains from the Stirling Phase, in: T.E. Emerson & D.K. Jackson, American Bottom Archaeology FAI-270 Site Reports 6, University of Illinois Press, urbana, pp. 321-335.

WHITLEY S. DAVID, 1998, Cognitive neuroscience, shamanism and the rock art of Native California, Anthropology of Consciousness, vol. 9, pp. 22-37.

WOOSLEY A.O., 1977, Farm field location through Palynology, in: J.C. Winter (Ed.), Hovenweep 1976. Archaeological Report No. 3, Anthropology Dept., San Jose State University, CA.

YARNELL A. RICHARD, 1959, Prehistoric Pueblo use of DaturaEl Palacio, vol. 66, pp. 176-178.

 

  • Search