The corrective use of the Daturas
Presso alcune etnie viene praticato un impiego particolare delle dature (o delle Brugmansia), le note piante delirogene tropaniche: sono usate con una funzione correttiva del carattere nei bambini. Sono state raccolte testimonianze di questa pratica in particolare fra i Mapuche del Cile e gli Shuar dell’Ecuador. In alcuni casi è stata osservata anche la somministrazione di queste piante tropaniche ai bambini con scopi divinatori, per trarre indicazioni su cosa faranno o saranno da grandi.
I Mapuche (Araucani sedentari) del Cile e dell’Argentina denominano lo stramonio (Datura stramonium) con il termine miyaya o miyaiya (chamico è un altro nome comune in Sud America). In casi eccezionali fanno assumere questa droga vegetale ai loro bambini e a loro insaputa, per due motivi: a) come correttivo del carattere e b) per predire la futura personalità del giovane.
Già nel 1936 Martìn Gusinde (p. 855) riportava la somministrazione fra gli Araucani del Cile di semi di miaya ai bambini disobbedienti e incorreggibili, i quali sotto l’effetto della droga “si ubriacavano” e in questo loro stato venivano ammoniti e istruiti.
Inez Hilger (1957, p. 56) ha riportato l’uso “predittivo della personalità” del miyaiya: “I suoi genitori lo osservano in quello stato per vedere cosa fa. Se raccoglie oggetti ciò significa che sarà un ladro. Se si comporterà in maniera ostile con i suoi compagni, diventerà un guerriero. Se si avvicina a delle bambine, sarà un amante. Se vuole bere qualunque cosa ci sia, diventerà un ubriacone. Se prova a suonare uno strumento, diventerà musicista”. Nel corso del “test” i genitori evitano di parlare o interferire con il “viaggio” del bambino.
Carlos Munizaga ha registrato alcuni casi di utilizzo del miyaya come correttivo del carattere nei bambini. Questa pratica non viene delegata allo sciamano o altra figura di guaritore, ma è svolta nell’ambito familiare, dove viene tramandata dai nonni ai genitori. Una donna Mapuche riportava che il miyaya viene dato per moderare le attitudini e le tendenze eccessive e irruenti del giovane (Munizaga, 1961, p. 41).
Il miyaya si prepara come il caffé d’orzo tostato, macinato con pietre speciali, e se ne somministra un mezzo cucchiaio da té mescolato con farina tostata o altri alimenti, in modo da non essere percepito da chi lo assume.
Più recentemente anche Sonia Montecino (1985, p. 39) ha registrato presso donne mapuche l’impiego della datura per predire il futuro carattere in un bambino. Una certa Chiñurra Morales le riferì che a sua madre e alle sue zie la nonna aveva dato il millalle (datura): “così seppe come sarebbero diventate le sue figlie. Mia madre si mise a filare, e mia nonna disse ‘diventerà una tessitrice, lavoratrice’. E così risultò, perché divenne una brava filatrice”.
Questo impiego della datura nel mondo infantile sarebbe da associare a un dato archeologico della medesima regione del Cile centrale, riguardante il ritrovamento di semi carbonizzati di Datura stramonium in vasi e urne funerarie relative a inumazioni infantili, con datazioni fra il 300 e il 1000 d.C. (Planella et al., 2005-06; si veda anche Archeologia delle dature).
Passando agli Shuar dell’Ecuador (si veda Gli Shuar, cacciatori di visioni), come correttivo del carattere vengono impiegate specie di Brugmansia denominate maikíúa. Il ricorso a questo metodo correttivo è molto più frequente di quanto non sia stato descritto da numerosi studiosi. L’antropologa tedesca Elke Mader ha raccolto numerose testimonianze dirette nel corso dei suoi studi etnografici. Ha osservato come fosse comune, fra i tanti shuar intervistati, sia uomini che donne, iniziare i racconti della loro vita con l’evento del castigo ricevuto dai genitori mediante forzata assunzione di maikíúa, e in alcuni casi di natem (ayahuasca). Lo scopo di questo castigo non è la sofferenza psico-fisica ma la ricerca di una visione, poiché si ritiene che le visioni siano auto-risolutorie dei problemi di un individuo, inclusi i problemi caratteriali degli infanti:
“La prima volta che bevetti maikíúa per avere visioni avevo appena sette anni. La presi perché me la diede mio padre, egli era molto arrabbiato e mi disse: ‘Ti sei comportato molto male con tua sorella, l’hai bruciata con un legno ardente’. Lei mi aveva tolto le noci di namp’ e io la bruciai affinché me le ridesse indietro. Allora si mise a piangere e a gridare e nello stesso momento era tornato a casa mio padre con un pecari. Era molto arrabbiato e mi disse: ‘ora non mangerai nulla, dato che hai bruciato la tua piccola sorella, quando sarai grande e sarai sposato farai lo stesso con tua moglie, sarai un cattivo sposo. Ma oggi me la paghi’. E disse: ‘oggi non mangerai nulla, non dategli da mangiare, e domani andrai per maikíúa‘. E fu così come andai per maikíúa, e al terzo giorno, verso le cinque della sera, quando canta il piriut chinki [specie di uccello], presi maikíúa” (dalla voce dello shuar Sucúa, in Mader, 1999, p. 156).
La somministrazione di maikíúa ai bambini è un’esperienza drastica, con un certo grado di drammaticità vissuto dall’infante, poiché è un’esperienza molto lunga, che dura diversi giorni. Prima della somministrazione lo si tiene a totale digiuno per un giorno intero o anche per alcuni giorni:
“Quando la bambina non compie i suoi compiti, la si deve castigare, con ortiche o con il ramo dell’arbusto del caffè, o farla digiunare e darle maikíúa, questo l’ho fatto. Ho castigato anche mio figlio con maikíúa. Era testardo e capriccioso, non mangiava, se ne andava al centro e non tornava per mangiare. Per questo una volta uccisi un maiale, non gli diedi nulla da mangiare e il giorno dopo gli diedi da bere maikíúa. Per quattro giorni non poté alzarsi, solo dopo il sesto iniziò a migliorare. Così si castigano i bimbi, aveva 10 anni quando lo castigai in questo modo” (dalla voce di María Tsamaráint, in Mader, 1999, p. 171).
Anche fra gli Shuar, come fra i Mapuche, la somministrazione della pianta tropanica al bambino parrebbe essere compito dei nonni, o comunque sotto la loro guida, con un passaggio di conoscenza fra nonni e genitori adulti (Mader, 1999, p. 172). I principali motivi (difetti caratteriali) che inducono a ricorrere a questo metodo correttivo sono: la disobbedienza, l’eccessivo ozio e pigrizia, la ribellione, la capricciosità.
Osservando altri impieghi delle dature nell’America Latina, il cronista spagnolo Diego de Rosales riportava nel 1674 l’uso di miaya come narcotico per i destinati alla tortura:
“Dato da bere nel vino o in acqua intorpidisce in tal maniera i sensi che i delinquenti, se ne bevono prima di essere sottoposti a tortura, non sentono alcun dolore comunque vengano strette le loro corde [di tortura]. Se ne bevono di più, restano addormentati per un giorno intero con gli occhi aperti, e per svegliarli si pone aceto nelle narici o cenere calda sulla fronte. Se ne hanno bevuto davvero molto, restano addormentati e ridendo muoiono senza alcuna agonia” (Rosales, 1674, cap. II, lib. 9).
Nell’America Latina viene fatto anche un uso medicinale di miyaya, in particolare per la cura di certe malattie mentali, come ipnotico, anestetico, nella cura dell’enfisema polmonare, delle tossi convulsive e nell’asma (Hoffmann et al. 1992, pp. 145-7). Fra gli Araucani della pampa argentina, i semi di miáia (Datura ferox) vengono dati ai pazzi o agli sconvolti per calmare i loro attacchi (Martinez-Crovetto 1968, p. 13).
Si vedano anche:
- Solanacee allucinogene nelle Americhe
- Il rito di iniziazione femminile fra i Tsonga del Mozambico
- Mitologia delle dature e brugmansie
- Archeologia delle dature
- Bibliografia sull’uso tradizionale delle Solanacee allucinogene nelle Americhe
- Bibliografia italiana sulle Solanacee allucinogene
GUSINDE MARTÌN, 1936, Plantas medicinales que los Indios araucanos recomiendan, Anthropos, Vol. 31, pp. 850-873.
HILGER M. INEZ, 1957, Araucanian child life and its cultural background, Smithsonian Institution, Vol. 133, Washington.
HOFFMANN ADRIANA et al., 1992, Plantas medicinales de uso común en Chile, Fundación Claudio Gay, Santiago.
MADER ELKE, 1999, Metamorfosis del poder. Persona, mito y visión en la sociedad de Shuar y Achuar (Ecuador, Perú), Abya-Yala, Quito.
MARTINEZ-CROVETTO RAUL, 1968, Estudios etnobotanicos III. Nombres de plantas y su utilidad, segun los Indios Araucano-Pampas del Oeste de Buenos Aires (Republica Argentina), Etnobiologica, vol. 12, pp. 1-24.
MONTECINO SONIA, 1985, Mujeres de la tierra, Ediciones CEM-PEMCI, Santiago.
MUNIZAGA A. CARLOS, 1960, Uso actual de miyaya (Datura stramonium) por los Araucanos de Chile, Journal de la Société des Américanistes, pp. 37-43.
PLANELLA TERESA et al., 2005-06, Búsqueda de nexos entre prácticas funerarias del período Alfarero Temprano del Centro de Chile y usos etnográficos del “miyaye”, Historia Indígena, vol. 9, pp. 33-49.
ROSALES DIEGO DE, 1674, Historia general del Reyno de Chile. Flandes Indiano, Valparaiso.
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[…] informazioni: https://it.wikipedia.org/wiki/Datura_stramonium Scheda informativa Samorini – L’uso predittivo della Datura Enciclopedia delle piante psicoattive Le piante velenose della Sardegna. Ecologia, sintomatologia, […]