L’uso tradizionale del San Pedro updated: 2020-05-16T15:41:25+01:00 by giorgio
The traditional use of the San Pedro cactus
Parte superiore di Echinopsis (Trichocereus) pachanoi (“San Pedro”)
Con il nome di San Pedro vengono denominate alcune specie allucinogene di cactus colonnari di grosse dimensioni del genere Trichocereu) che crescono lungo la cordigliera andina (in particolare T. macrogonus subsp. pachanoi e T. macrogonus subsp. peruvianus; per la sofferta tassonomia di questi due cactus si veda Il complesso etnobotanico del San Pedro).
L’uso tradizionale del San Pedro si estende attualmente dall’area andina del Peru settentrionale sino a raggiungere, verso sud, la regione di Cuzco, e verso nord le aree dell’Ecuador meridionale. La documentazione archeologica ha evidenziato un suo utilizzo presso numerose popolazioni pre-incaiche peruviane (si veda Archeologia del San Pedro).
Cima di un cactus Echinopsis (Trichocereus) peruvianus a sei coste
I cactus di San Pedro variano nel numero di coste longitudinali di cui sono costituiti. I curandero preferiscono utilizzare quelli con sette coste. Quelli con quattro coste, alquanto rari, sono molto apprezzati per il loro particolare potenziale curativo, essendo in relazione con i quattro punti cardinali e i quattro venti. Nella regione andina del Peru settentrionale v’è la credenza che maggior numero di coste sia indice di una maggior potenza del cactus ed è diffusa una leggenda che nei tempi delle origini il numero di coste fu ridotto dalla divinità (si veda La riduzione del potere del San Pedro). Oggigiorno i curandero ritengono che chi trova un San Pedro con quattro coste sia destinato a diventare uno sciamano (Polia Meconi, 1996, I: 291).
I curanderos delle Ande nord-peruviane, nella maggior parte mestizo, si chiamano anche maestros e, nella regione di Huancabamba, artesanos, e svolgono diversi riti magici e di cura, di cui il più noto è la mesada, nel corso della quale viene assunto da tutti i presenti il San Pedro (si veda La mesada col San Pedro). In base al loro sistema di credenze religiose, nel cactus del San Pedro esisterebbe una entità mitica, chiamata “virtud”, “poder” o “espíritu”, che induce le visioni conseguenti alla sua ingestione e guida lo sciamano nella loro corretta interpretazione. Durante l’esperienza con il cactus la sombra del curandero – che non equivale al concetto cristiano di anima, bensì trattasi maggiormente della “controparte spirituale” di un individuo – si stacca dal corpo e può effettuare viaggi extracorporei per cercare oggetti o persone perdute o nascoste, per recuperare la sombra dei suoi pazienti, o anche per captare avvenimenti futuri, poiché l’uscita dal corpo rappresenta contemporaneamente un’uscita dal tempo (Polia Meconi, 1996, I: 305).
A parte i primissimi riferimenti letterari sull’uso del San Pedro che si incontrano presso i primi cronisti occidentali (si veda Il San Pedro nei documenti storici), i primi studi moderni datano agli anni 1940-50 e sono distorti dal taglio psichiatrico con cui sono stati sviluppati; è sufficiente osservare il modo con cui i curandero vengono interpretati come “depravati sessuali” o “soggetti con anormalità mentali” e come questi “soffrono di alterazioni del loro potere mentale”, per comprenderne l’approccio forzatamente patologico al fenomeno del curanderismo. Inoltre, in questi studi è presente una notevole confusione dal punto di vista etnobotanico, riportando nomi vernacolari e specie botaniche in maniera errata.1 Per studi maggiormente obiettivi si dovrà attendere la seconda metà del XX secolo, con i lavori di Mario Polia Meconi, Bonnie Glass-Coffin, Douglas Sharon, Donald Joralemon, ecc.2 Fra questi studi, di notevole valore sono quelli intrapresi da alcuni italiani, in particolare – per gli aspetti antropologici – Mario Polia Meconi, e – per gli aspetti etnobotanici ed etnofarmacologici – l’equipe guidata da Vincenzo De Feo, dell’Università Federico II di Napoli.
Questo studio è sviluppato nelle seguente sezioni:
1 – Nello specifico Cruz Sánchez, 1951 e Gutiérrez-Noriega, 1950; si vedano anche Cruz Sánchez, 1948a,b e Guttiérrez-Noriega & Cruz Sánchez, 1947 e 1948; in questi lavori il Trichocereus pachanoi viene erroneamente identificato come Opuntia cylindrica.
GUTTIÉRREZ-NORIEGA CARLOS, 1950, Area de mescalinismo en el Perú, América Indígena, vol. 10(3), pp. 215-220.
GUTTIÉRREZ-NORIEGA CARLOS & GUILLERMO CRUZ-SÁNCHEZ, 1947, Alteraciones mentales producidas por la Opuntia cylindrica, Revista de Neuro-Psiquitría, vol. 10, pp. 422-482.
POLIA MECONI MARIO, 1996, “Despierta, remedio, cuenta…”: adivinos y médicos del Ande, 2 voll., Fondo Editorial de la Pontificia Universidad Católica del Perú, Lima.
L’uso tradizionale del San Pedro
The traditional use of the San Pedro cactus
Con il nome di San Pedro vengono denominate alcune specie allucinogene di cactus colonnari di grosse dimensioni del genere Trichocereu) che crescono lungo la cordigliera andina (in particolare T. macrogonus subsp. pachanoi e T. macrogonus subsp. peruvianus; per la sofferta tassonomia di questi due cactus si veda Il complesso etnobotanico del San Pedro).
L’uso tradizionale del San Pedro si estende attualmente dall’area andina del Peru settentrionale sino a raggiungere, verso sud, la regione di Cuzco, e verso nord le aree dell’Ecuador meridionale. La documentazione archeologica ha evidenziato un suo utilizzo presso numerose popolazioni pre-incaiche peruviane (si veda Archeologia del San Pedro).
I cactus di San Pedro variano nel numero di coste longitudinali di cui sono costituiti. I curandero preferiscono utilizzare quelli con sette coste. Quelli con quattro coste, alquanto rari, sono molto apprezzati per il loro particolare potenziale curativo, essendo in relazione con i quattro punti cardinali e i quattro venti. Nella regione andina del Peru settentrionale v’è la credenza che maggior numero di coste sia indice di una maggior potenza del cactus ed è diffusa una leggenda che nei tempi delle origini il numero di coste fu ridotto dalla divinità (si veda La riduzione del potere del San Pedro). Oggigiorno i curandero ritengono che chi trova un San Pedro con quattro coste sia destinato a diventare uno sciamano (Polia Meconi, 1996, I: 291).
I curanderos delle Ande nord-peruviane, nella maggior parte mestizo, si chiamano anche maestros e, nella regione di Huancabamba, artesanos, e svolgono diversi riti magici e di cura, di cui il più noto è la mesada, nel corso della quale viene assunto da tutti i presenti il San Pedro (si veda La mesada col San Pedro). In base al loro sistema di credenze religiose, nel cactus del San Pedro esisterebbe una entità mitica, chiamata “virtud”, “poder” o “espíritu”, che induce le visioni conseguenti alla sua ingestione e guida lo sciamano nella loro corretta interpretazione. Durante l’esperienza con il cactus la sombra del curandero – che non equivale al concetto cristiano di anima, bensì trattasi maggiormente della “controparte spirituale” di un individuo – si stacca dal corpo e può effettuare viaggi extracorporei per cercare oggetti o persone perdute o nascoste, per recuperare la sombra dei suoi pazienti, o anche per captare avvenimenti futuri, poiché l’uscita dal corpo rappresenta contemporaneamente un’uscita dal tempo (Polia Meconi, 1996, I: 305).
A parte i primissimi riferimenti letterari sull’uso del San Pedro che si incontrano presso i primi cronisti occidentali (si veda Il San Pedro nei documenti storici), i primi studi moderni datano agli anni 1940-50 e sono distorti dal taglio psichiatrico con cui sono stati sviluppati; è sufficiente osservare il modo con cui i curandero vengono interpretati come “depravati sessuali” o “soggetti con anormalità mentali” e come questi “soffrono di alterazioni del loro potere mentale”, per comprenderne l’approccio forzatamente patologico al fenomeno del curanderismo. Inoltre, in questi studi è presente una notevole confusione dal punto di vista etnobotanico, riportando nomi vernacolari e specie botaniche in maniera errata.1 Per studi maggiormente obiettivi si dovrà attendere la seconda metà del XX secolo, con i lavori di Mario Polia Meconi, Bonnie Glass-Coffin, Douglas Sharon, Donald Joralemon, ecc.2 Fra questi studi, di notevole valore sono quelli intrapresi da alcuni italiani, in particolare – per gli aspetti antropologici – Mario Polia Meconi, e – per gli aspetti etnobotanici ed etnofarmacologici – l’equipe guidata da Vincenzo De Feo, dell’Università Federico II di Napoli.
Questo studio è sviluppato nelle seguente sezioni:
Il San Pedro nei documenti storici
Il Complesso etnobotanico del San Pedro
La mesada col San Pedro
Donne e San Pedro
Archeologia del San Pedro
Chiocciole e San Pedro
Racconti divinatori sul San Pedro
Il San Pedro e San Cipriano
La leggendaria riduzione del potere del San Pedro
Bibliografia generale sull’uso tradizionale del San Pedro
Note
1 – Nello specifico Cruz Sánchez, 1951 e Gutiérrez-Noriega, 1950; si vedano anche Cruz Sánchez, 1948a,b e Guttiérrez-Noriega & Cruz Sánchez, 1947 e 1948; in questi lavori il Trichocereus pachanoi viene erroneamente identificato come Opuntia cylindrica.
2 – Si veda Bibliografia sull’uso tradizionale del San Pedro.
CRUZ-SÁNCHEZ GUILLERMO, 1948a, Estudio farmacológico de la Opuntia cylindrica, Thesis, Instituto de Farmacología y Terapeutica, Universidad Nacional Mayor de San Marcos, Lima.
CRUZ-SÁNCHEZ GUILLERMO, 1948b, Farmacología de la Opuntia cylindrica, Revista de Farmacología y Medicina Experimental, vol. 1, pp. 143-168.
CRUZ-SÁNCHEZ GUILLERMO, 1951, Estudio folklorico de algunas plantas medicamentosa y tóxicas de la región Norte del Perú, Revista de Medicina Experimental, vol. 8, pp. 159-166.
GUTTIÉRREZ-NORIEGA CARLOS, 1950, Area de mescalinismo en el Perú, América Indígena, vol. 10(3), pp. 215-220.
GUTTIÉRREZ-NORIEGA CARLOS & GUILLERMO CRUZ-SÁNCHEZ, 1947, Alteraciones mentales producidas por la Opuntia cylindrica, Revista de Neuro-Psiquitría, vol. 10, pp. 422-482.
GUTTIÉRREZ-NORIEGA CARLOS & GUILLERMO CRUZ-SÁNCHEZ, 1948, Efecto de la intoxicación producida por la Opuntia cylindrica sobre los resultados del Test de Rorschach, Revista de Neuro-Psiquiatría, pp. 390-401.
POLIA MECONI MARIO, 1996, “Despierta, remedio, cuenta…”: adivinos y médicos del Ande, 2 voll., Fondo Editorial de la Pontificia Universidad Católica del Perú, Lima.